Piero Lorenzo e la California, un sogno diventato realtà

 

 

Piero Lorenzo fin da bambino è cresciuto “Sognando California” tanto da chiamare la sua Tropea, città dove era nato e cresciuto, la Calabrifornia. Un incontro casuale con Elizabeth, il classico colpo di fulmine e all’improvviso quello che per Piero era un sogno diviene realtà. Il giorno del suo 42° compleanno parte per la California con Elizabeth, diventata ormai sua moglie. Con caparbietà e grande determinazione Piero è riuscito a proseguire la sua professione negli Usa dove è diventato agente associato di Keller Williams, una grande rete di franchising americana.

 

Piero, quando e per quale motivo è nato in te il desiderio di trasferirti a Santa Cruz, in California?

Fin da bambino, come tanti, sono cresciuto “Sognando California”. Ho sempre avuto una fortissima attrazione verso tutto ciò che avesse a che fare con questa bellissima terra, tant’è che chiamavo la mia Tropea, città dove sono nato e cresciuto, la Calabrifornia. Dal 2007, dopo il mio primo viaggio a Isla Margarita, Venezuela, è nata in me l’idea di andare a vivere all’estero. Avevo capito che il mondo poteva offrire tantissime altre opportunità e che il mio futuro non era legato a Firenze, città bellissima dove ho vissuto per 21 anni, ma che in realtà non ho mai sentito davvero mia. In particolare sentivo un grandissimo bisogno di avvicinarmi al mare e di trovare nuovi scenari professionali. Da allora ho viaggiato molto, soprattutto nel centro-sud dell’America, tornando spesso a Isla Margarita ed ogni volta che rientravo in Italia, la mia idea e il mio sogno crescevano. Ma la California, per varie ragioni, non era ancora nei miei piani. Nel marzo 2013, però, subito dopo essere rientrato dall’ennesimo viaggio nel sud America, conobbi a Firenze quella che poi sarebbe diventata mia moglie: Elizabeth. Il nostro è stato subito un colpo di fulmine ed un grande amore. Fin dal primo istante siamo entrati in grande sintonia, avevamo ed abbiamo tantissime cose in comune. Lei è americana, nata e cresciuta a Santa Cruz, ma dai 18 anni in poi ha vissuto tra New York, Colorado, Londra e negli ultimi anni a Firenze. E’ attrice, regista ed insegnante di teatro. Ci siamo sposati nel giugno del 2014 a Tropea.

 

La mia prima volta negli USA e in particolare a Santa Cruz, fu solo nell’agosto del 2013, quando andai a trovare Elizabeth che era tornata in Colorado per lavoro. Durante il viaggio di andata, sul volo Roma-Atlanta, per caso selezionai un film chiamato “Chasing Mavericks”. Non sapevo assolutamente di cosa trattasse. Ricordo come se fosse ora quella prima scena che mostrava l’Oceano ed una frase di sottofondo che recitava: “Tutti noi veniamo dal mare, ma non tutti sono del mare. Quelli che lo sono, noi figli delle maree, dobbiamo tornarvi ancora, ancora ed ancora… fino al giorno in cui non torniamo indietro, lasciandoci alle spalle solo quello che ha fatto parte della nostra vita.” E subito dopo, la scritta: “Santa Cruz, California” Restai esterrefatto, con la pelle d’oca… Stavo per andare proprio a Santa Cruz e quelle parole sembravano proprio scritte per me. Guardai quel film emozionatissimo, varie volte, per tutta la durata del lungo volo. Sentivo dentro di me, che stava per succedere qualcosa di speciale nella mia vita. Dopo qualche giorno in Colorado, andammo, finalmente, a Santa Cruz a trovare i suoi genitori. All’arrivo a San Francisco e quindi nella “mia” California, ebbi subito l’impressione che quel posto mi fosse familiare. Ci sono varie similitudini paesaggistiche e climatiche con la mia terra d’origine e addirittura, Tropea e Santa Cruz sono quasi sulla stessa latitudine. Insomma mi sentii subito a casa. La decisione di fare questo passo così importante l’abbiamo presa proprio un paio di mesi prima del matrimonio, quando la scuola dove Elizabeth insegnava, da lì a poche settimane avrebbe “abbassato il sipario” per sempre. Intanto, anche il mio lavoro non procedeva molto bene. Sicuramente la situazione politico-economico italiana degli ultimi anni ha avuto un notevole peso sul mio espatrio. E allora, io che ormai fin da piccolo sognavo California, non ho avuto alcuna esitazione a proporre il trasferimento a Santa Cruz. Per me sarebbe stata una rinascita e per Elizabeth il ritorno agli affetti familiari e a quei legami della sua infanzia. E così il 16 febbraio di quest’anno, precisamente il giorno del mio 42° compleanno, siamo partiti.

 

 

Cosa significa trasferirsi a 42 anni?

Beh, non esagero nel dire che è come nascere una seconda volta, con tutti i pro e i contro. Ritorni ad essere un bambino, che deve reimparare un po’ tutto, ma che ha un bagaglio alle spalle importante che lo aiuta nell’apprendimento, rendendo tutto molto più rapido. Inizi completamente una nuova vita, in un altro mondo, così lontano e così diverso. Tutto è una sfida, soprattutto con te stesso. Ci sono giorni di grandissimo entusiasmo, anche nel raggiungimento di piccoli obiettivi. E ce ne sono altri in cui hai paura, hai grande nostalgia, ti senti davvero “spaesato” e non sai quale direzione prendere. Sicuramente l’appoggio di mia moglie, in primis, e quello dei suoi genitori, sono stati essenziali. Ed ovviamente anche quello dei miei genitori e fratelli che mi hanno sempre sostenuto ed incoraggiato. Nei momenti di sconforto, anche un semplice messaggio può esserti d’aiuto. Lasciare 42 anni di vita, di ricordi, di affetti, non è per niente semplice. Mi manca molto la mia famiglia, mia madre, gli amici di vecchia data, quelle belle mangiate all’italiana, le partite del Milan, etc. Devi avere coraggio e nello stesso tempo tanta umiltà. Non potrò mai dimenticare il giorno prima del trasferimento. Ero un fiume in piena di incredibili emozioni, ma avevo proprio bisogno di questo cambiamento radicale. Un giorno, forse, potrò raccontare di avere avuto due vite, una italiana e l’altra californiana.

 

Quanto è difficile allo stato attuale poter accedere nel territorio californiano da un punto di vista burocratico?

Oggi per uno straniero poter vivere negli Usa e lavorare legalmente è davvero molto complicato, se non impossibile. O hai un visto di lavoro, sponsorizzato dalla compagnia oppure devi vincere la “green card” attraverso una sorta di lotteria o, ancora, devi avere strettissimi legali di parentela con un cittadino americano, come me appunto. Dopo il nostro matrimonio, nel giugno 2014, io e mia moglie iniziammo le pratiche per il mio Visto di Immigrante presso l’Ambasciata americana di Roma prima e il Consolato americano di Napoli, poi. L’iter burocratico è stato un po’ faticoso, pieno di documenti da dover presentare. Ma ne ero consapevole fin dal primo momento. Addirittura abbiamo dovuto mostrare le foto del matrimonio e del periodo del nostro fidanzamento. Ma devo dire che nel complesso, il mio caso è stato abbastanza rapido. A metà ottobre fui chiamato a Napoli per le visite mediche e per l’interview e, una decina di giorni dopo, avevo finalmente il visto per entrare negli Usa da immigrante. Una volta arrivato in California, a febbraio, ho ricevuto dapprima la Social Security Card, indispensabile per poter lavorare, e subito dopo la Green Card.


Di cosa ti occupavi in Italia? Ed ora di cosa ti occupi?

Sono nel mondo immobiliare dal 2002, quando presi il “patentino” di agente a Firenze. Nel 2003 aprii la mia agenzia Prince Immobiliare. Ho sempre amato questa professione e ho sempre pensato che fosse perfetta per il mio carattere e le mie ambizioni. “Svegliarmi la mattina e non dire, che palle devo andare a lavorare!” questo era il mio motto. Negli ultimi anni, però, devo ammettere che la crisi economica che ha investito il nostro Paese e in particolare il settore immobiliare, mi ha in parte tolto quell’entusiasmo e quella iniziativa che avevo nei primi anni. Gli ultimi tempi erano difficili ed era davvero dura andare avanti. Inoltre sentivo sempre di più la sfiducia e il poco rispetto che la gente nutre per la nostra categoria. E questo, sinceramente, mi ha sempre fatto star male. Sapevo che potevo aspirare a qualcosa in più, ma non ho mai pensato di abbandonare questa professione. Ed ora, eccomi qua, dall’altra parte del mondo, inseguendo sempre il mio obiettivo di vendere case. E la California, credo sia il top per il Real Estate. E’ come per un calciatore andare a giocare la Champions League.

 

Qual è stato il percorso professionale che ti ha portato a svolgere il tuo attuale lavoro?

Sapevo che, una volta arrivato in California, non mi sarei potuto permettere di stare troppi mesi senza lavorare. Il tempo per fare il corso, superare l’esame e poi trovare una nuova agenzia sarebbe potuto essere anche di un anno, e io per ovvie ragioni, sarei stato in grandissime difficoltà. Quindi già a novembre, cioè circa quattro mesi prima di partire, iniziai a studiare da Firenze, “California Real Estate”, attraverso un corso online riconosciuto dal “California Bureau of Real estate”. Studiavo come un matto, anche 8-10 ore al giorno. Studiare in una lingua non tua, argomenti che conosci nella realtà italiana, ma che in quella californiana cambiano o sono completamente differenti, è davvero difficile. Per ottenere la certificazione e poter sostenere l’esame nello Stato della California, dovevo completare e superare tre esami, che si sostenevano online. Dopo un mese e mezzo avevo fatto tutto. Ma mancava qualcos’altro. Dovevo subito trovare una buona agenzia per iniziare a stringere rapporti, avere qualche “lume” sul mercato locale e soprattutto lavorare una volta presa la licenza di Real Estate. Mandai, quindi, diverse email alle agenzie più importanti di Santa Cruz, raccontando di me e del mio prossimo arrivo. Diverse non mi risposero affatto, alcune lo fecero in maniera molto formale. Ma una, in particolare, mi colpii positivamente. Era quella di Stephanie, una brillante amministratrice di Keller Williams Santa Cruz, che sembrava molto interessata al fatto che un “Broker italiano” con lunga esperienza si stesse trasferendo da quelle parti e con molto calore mi invitava per un colloquio appena arrivato a Santa Cruz. Da quel momento, siamo rimasti in contatto e qualche giorno dopo il mio arrivo in California, ci incontrammo presso il suo ufficio. Il colloquio andò molto bene ed io fui conquistato dal nuovo mondo che stavo scoprendo. Frequentai alcuni corsi presso l’ufficio di Keller Williams per prendere un po’ di confidenza con l’ambiente e con il mondo del lavoro californiano. Il giorno dell’esame ad Oakland ero molto emozionato e concentrato. 150 questions multiple choice in poco più di tre ore, con domande complesse ed anche a trabocchetto. Volevo passarlo a tutti i costi. E così è stato.

 

Quali sono stati gli ostacoli che hai dovuto affrontare al momento del trasferimento?

Innanzitutto la lingua: un conto è parlare inglese “turistico” ed un altro è l’inglese parlato da un californiano con il suo slang e i suoi tanti modi di dire. Ricominciare con zero clienti, dopo 13 anni di attività e contatti in Italia, è stata durissima. Ci è voluta tanta umiltà, sangue freddo, costanza e fantasia. E poi mai smettere di sognare.

 

 

E quali quelli per avviare la tua attività in franchising?

Provenivo da un luogo lontano 10 mila km, non avevo alcun tipo di contatti sul posto e conoscevo pochissime persone, quindi non potevo certamente competere con gli agenti locali di Santa Cruz, super attivi e agguerriti, che conoscevano i loro clienti fin dai tempi della scuola. Nonostante l’eccezionale supporto tecnologico e il continuo training di Keller Williams, dopo le prime settimane capii che non potevo essere il classico agente del posto, ma che dovevo trovare la mia giusta direzione, magari qualcosa che mi avrebbe reso quasi unico nel genere. Un giorno mi capitò un episodio davvero particolare che influenzò molto il mio futuro professionale. A metà maggio, io e mia moglie andammo una settimana a New York. Durante la visita nella Grande Mela, ci recammo al museo degli Immigranti ad Ellis Island, ovvero il primo luogo di accoglienza degli immigrati appena sbarcati. Un posto molto emozionante, in cui per la prima volta mi sono sentito anch’io un immigrato. Ma il momento più emozionante di tutti, che non dimenticherò mai, è quando riuscii a trovare le prove dell’arrivo di mio nonno Francesco, che nel 1913 arrivò negli Usa da solo, partendo dalla Calabria, alla tenera età di 15 anni. Che uomo! Rimase negli Usa per 12 anni, per poi rientrare a Tropea, dove da lì a poco sposò mia nonna ed ebbero un figlio, mio padre Carmine. Nel documento che mi rilasciarono dal museo, però, c’era un’imprecisione: l’ultimo luogo di residenza di mio nonno era indicato come Santa Croce Camerina, Sicilia. Ma mio nonno viveva a Tropea. L’addetto del museo, mi spiegò che a volte al momento dell’arrivo, vuoi per la confusione, vuoi per problemi di comprensione tra lingue diverse, i funzionari di Ellis Island riportavano erroneamente nomi e dati. Nei giorni successivi cercai di capire se c’era qualche nesso tra quella località e mio nonno. Qualche giorno dopo, però, tornato in California, in uno di quei momenti in cui di mlainconia, ricevetti una telefonata da una nuova cliente siciliana che viveva proprio a Santa Cruz. La donna mi offrì l’incarico per vendere una sua proprietà in Sicilia. Per me si sarebbe trattato della prima esclusiva nella mia nuova carriera oltreoceano. Lei mi descrisse l’immobile e mi riferì che era situato a pochi km da una località chiamata SANTA CROCE Camerina… Era proprio la stessa indicata nel documento di mio nonno! Rimasi paralizzato e per tutto il giorno ebbi i brividi e la pelle d’oca. Forse mio nonno, quel nonno che non avevo mai conosciuto, ma che avevo sempre portato dentro i miei pensieri, mi stava dando un aiuto e forse un’indicazione ben precisa sul mio futuro. “E adesso, come faccio a vendere quella terra in Sicilia? Non posso deludere quella cliente e nemmeno mio nonno!”. Cominciai ad informarmi e vidi che Keller Williams aveva una specializzazione in Global Property, con l’International MLS (Multiple Listing Service), un sistema che permette di pubblicizzare gli immobili sul circuito internazionale, e con un network di agenti designati un po’ di tutto il mondo, con scambio di “referral”. Tutto ciò dà grandi potenzialità nel trovare compratori provenienti un po’ da ogni parte dell’emisfero. Non ci pensai nemmeno per un istante e mi iscrissi a questo ulteriore corso. Studiai per 12-14 ore al giorno e in poco tempo superai l’esame e mi specializzai in International Real Estate, ricevendo la CIPS (Certified International Property Specialist), una prestigiosa designazione che hanno soltanto 1.500 agenti al mondo.

 

Com’è l’attuale situazione immobiliare in California?

Come dicono da queste parti, è un “seller’s market”, cioè è un mercato dove la domanda dei compratori è superiore all’offerta dei venditori e pertanto i prezzi sono in aumento e le case si vendono rapidamente. Stiamo vivendo in un boom immobiliare, ma c’è da dire che l’economia in generale viaggia alla grande. A volte una casa si vende anche in un solo giorno dal momento in cui viene messa sul mercato. Ci sono gli Open House, cioè “casa aperta” in un determinato orario, durante il quale chiunque può visitare direttamente l’immobile. Qui poi si usa, come ti dicevo, il MLS, questa grande banca dati dove vengono inseriti tutti gli immobili trattati dagli agenti che sono sul mercato. Qui si lavora solo in esclusiva e almeno il 90% delle compravendite avviene tramite il supporto di un agente. Il listing agent, cioè l’agente che ha l’incarico di vendere, inserisce l’immobile sul MLS ed ogni altro agente, che come me fa parte del NAR, National Association of Realtors, può proporre ai propri clienti tutti gli immobili presenti e quindi in teoria potrebbe venderli. Qui la provvigione viene generalmente pagata solo dal venditore (6%) e nulla dal compratore. Questo 6% viene poi diviso tra il listing agent e il selling agent, cioè l’agente che trova il compratore. Ogni zona ha il sul MLS. Il mio va da San Francisco a Monterey. Le case vacanti, hanno un “lockbox”, e noi agenti possiamo visitare o portare i nostri clienti andando direttamente ed accedendo nell’immobile con un’applicazione sul cellulare che ci consente di aprire la porta. Le trattative si fanno molto spesso online. Noi di Keller Williams abbiamo un sistema di firma digitale. Praticamente puoi inviare e ricevere una proposta di acquisto firmata comodamente dal tuo ufficio o da casa. Inoltre con il MLS, puoi verificare tutta la storia di ciascun immobile, comprese le varie compravendite e i relativi prezzi. Il NAR con le sue associazioni locali, organizza continuamente corsi di aggiornamento, seminari e webinar che rendono il nostro lavoro sempre più professionale ed avanzato.

 

Quali sono i servizi che offri con la tua agenzia?

La mia agenzia, la Lorenzo Real Estate, che come ti dicevo è associata a Keller Williams, ha due rami: quello locale, specializzata nell’area della contea di Santa Cruz, e quella più ampia ed internazionale, aperta al mercato di tutta la California, di tutti gli Stati Uniti ed altri Paesi, tra i quali, ovviamente, l’Italia. Ho già acquisito incarichi in esclusiva per proprietà a Cartagena (Colombia), in Sicilia, Calabria, e prossimamente a Firenze e in Toscana. Inoltre collaboro sulla vendita di numerose proprietà a Miami e in altre località della Florida, New York, Las Vegas, Arizona, Hawaii e anche Repubblica Dominicana, Costarica, Canada, Messico e Brasile. Sono molto interessato al target di clienti Italo-Americani. Sono già riuscito ad ottenere alcuni incarichi di vendita da clienti americani di origine italiana, su loro proprietà in Italia. Sono indirizzato, inoltre, ad aiutare gli italiani a comprare casa negli Usa. Ovviamente non sarò io a mostrare una casa a Miami o a New York o in altre località lontane dalla mia Santa Cruz, ma come ti dicevo, ho un network di agenti di alto livello un po’ in ogni località degli Usa e non solo, ed insieme collaboriamo per offrire la massima soddisfazione al cliente. Mi vorrei specializzare anche nell’aiutare gli italiani a vendere le loro proprietà, proponendole ad un mercato internazionale. In particolare, quegli immobili situati nelle zone turistiche e rinomate che sono ambite dagli stranieri. Vista la stagnazione del mercato italiano, con tempi di vendita che si sono allungati a dismisura, magari l’apertura ad un mercato straniero, e soprattutto del Nord America dove l’economia è tornata a crescere, potrebbe essere un’ottima opportunità. Gli americani ancora amano l’Italia e ci rispettano tantissimo, nonostante i nostri noti problemi, ma spesso hanno timore o non conoscono nulla di come si svolgono le transazioni. Credo di essere tra i pochi, se non l’unico, ad essere stato un agente immobiliare prima in Italia ed adesso negli Usa.

 

Quali sono le bellezze di Santa Cruz? E perché una persona dovrebbe acquistare un immobile in California?

Santa Cruz è una tranquilla città di 60 mila abitanti nella baia di Monterey. L’intera contea arriva a 260 mila. Fu fondata in parte da famiglie di pescatori provenienti dall’Italia. Si trova a poco più di un’ora a sud di San Francisco e della Bay Area. E’ davvero un bel posto per vivere. Il clima è meraviglioso tutto l’anno, mai particolarmente caldo e mai freddo. La vegetazione è rigogliosa, i prodotti agricoli ottimi. L’intera contea è ben organizzata, molto pulita e i servizi sono impeccabili. Santa Cruz è famosa in tutto il mondo per il surf. Qui tutti fanno surf, a qualsiasi età ed in qualsiasi periodo dell’anno. Ma non c’è solo l’oceano. A pochi km, infatti, ci sono boschi di Redwoods, che sono gli alberi secolari giganteschi, impressionanti per l’energia che trasmettono. Le case qui sono bellissime, con ambienti ampi, ben curati, quasi tutte con spazi esterni pieni di verde. Comprare una casa in California, ma anche in altre località degli Usa, credo sia un eccellente investimento. L’economia americana è solidissima e il valore delle case, nonostante i cicli positivi si alternino con quelli negativi, resterà sempre un’ottima rendita. Magari comprare una seconda casa da queste parti, utilizzarla nei periodi di vacanza e per il resto del tempo affittarla mettendola a reddito, potrebbe essere una validissima soluzione.

 

 

 

Quali sono i pro e i contro del viverci?

Pro: alta qualità di vita e tante opportunità economiche. Professionalità, puntualità e rispetto che non mancano mai; clima e mare tutto l’anno. Credo che la California sia in generale uno dei posti più belli al mondo. Contro: mi manca spesso la cucina italiana, anche se devo dire che per fortuna, frequento alcuni ristoranti locali di veri italiani. Grande distanza dalla famiglia e dagli amici.

 

 Quali sono i tuoi progetti futuri?

Da un punto di vista personale, io e mia moglie vorremmo un figlio. E vorrei un giorno riuscire a dare una mano a quelle persone a me più care, che in questo momento non stanno passando un buon momento. Da un punto di vista professionale, sicuramente vorrei diventare un punto fermo nel campo immobiliare per gli italo-americani e crescere con Keller Williams. Mi piace molto il loro modello e il loro sistema di lavoro, nonché l’alta tecnologia e l’ampia preparazione che ti forniscono. In più Keller Williams ha anche un’efficiente organizzazione internazionale che le permette di espandersi con successo un po’ in tutto il mondo, come in Inghilterra, Spagna, Sud Africa, Vietnam. So che sono interessati anche all’Italia, Roma e Milano in pole position. Chissà!??! Il mio nuovo slogan è: “Dream until your dreams come true” (Dream on – Aerosmith 1973).

 

Piero Lorenzo

1414 Soquel Avenue, Santa Cruz (CA), USA 95062

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A cura di Nicole Cascione