Il Togo visto da Sonia e Gian Franco

 

Tutti possono contribuire concretamente ad aiutare i poveri del Togo, perché tutti hanno qualcosa da donare al prossimo: le proprie capacità, competenze, attitudini, la propria professionalità e il proprio tempo”. Questo è il messaggio di Sonia Bosio e Gian Franco Mirri, il quale, dopo aver vissuto per ben sette volte l’esperienza di volontariato in Togo, ha scritto il libro: “L’Africa è grande, ma da qualche parte bisogna cominciare!”, nel quale racconta le esperienze vissute. Sonia e Gian Franco fanno parte dell’Aviat, un’associazione umanitaria che opera in Togo, uno dei Paesi più poveri del mondo. L’associazione ha realizzato diversi progetti e tanti altri ancora sono in fase di realizzazione, tra cui il completamento di un centro medico a Togoville. Ma tanto ancora c’è da fare e chiunque sia interessato a dare una mano è ben accetto.

 

Sonia e Gian Franco, di cosa si occupa l’Aviat?

 

Aviat Onlus è un’associazione onlus che ha come unico obiettivo quello di aiutare concretamente il popolo del Togo mediante: invio di materiale sanitario ed umanitario; invio di personale sanitario e volontari per progetti sanitari e umanitari, con realizzazione di visite mediche, ecografie, interventi oculistici, aiuto alla gravidanza, etc.; sostegno a distanza, per garantire ai bambini adottati la possibilità di una buona alimentazione e un’educazione scolastica; attenzione costante alle esigenze e richieste locali: profilassi antimalarica, prevenzione HIV, prevenzione di malattie oculari, vaccinazioni; costruzione di nuovi centri medici che, una volta ultimati, vengono donati ai villaggi, come da filosofia di Aviat; aiuto a giovani togolesi mediante la realizzazione di piccole opportunità di lavoro (fornitura di attrezzi) ed elargizione di micro crediti non restituibili; distribuzione gratuita di farmaci, latte in polvere, quaderni, stoffe e altro materiale che viene donato; diffusione di una cultura di solidarietà, con iniziative che tendano a far conoscere l’Africa ed in particolare il Togo (promozione di incontri ed iniziative presso scuole, gruppi, movimenti e comunità civile).

 

 

Cosa significa essere volontari in Africa? Quali sono gli aspetti positivi e quali quelli negativi?

 

Essere volontari non vuole certo dire aiutare i poverini e tanto meno cercare gratificazione nel “sentirsi bravi”. Essere volontari significa amare il prossimo, essere solidali con lui e se possibile contribuire come ognuno di noi può. Essere volontario in Africa vuol dire, all’inizio, mettersi in ascolto delle persone che si incontrano, conoscere le loro necessità e i loro bisogni, non certo secondo le nostre idee di occidentali; poi, dopo essersi resi conto della reale situazione e conoscendo le proprie capacità e competenze, allora sì che ci si può mettere in gioco portando avanti progetti già avviati o creandone di nuovi. E questo vale per le missioni che organizziamo, ma anche per l’invio di materiale; è necessario capire che l’Africa non può e non deve vivere dei nostri scarti (“L’Afrique n’est pas la pubelle”): non dobbiamo portare giù cose che non servono a noi, apparecchiature obsolete per noi lo sono anche per loro. E’ importante sottolineare che, nel caso di Aviat, si tratta solo di volontariato puro. Questo significa che i volontari che partecipano alle nostre missioni pagano loro stessi le spese del viaggio, del vitto e alloggio e degli spostamenti, senza ricevere nessun rimborso spese e utilizzando le loro ferie; ogni singola moneta consegnata ad Aviat viene donata ai poveri del Togo, direttamente o attraverso le iniziative sopra elencate. L’aspetto “negativo” dell’essere volontari è che a volte ci si scontra con il silenzio, sentendoci soli ad agire: non sempre ci sono persone pronte a recepire i bisogni altrui, non sempre si vedono azioni di solidarietà; e spesso ci si sente impotenti perché si vorrebbe aiutare di più e portare avanti numerosi progetti, ma le poche risorse economiche a disposizione, i numerosi impegni lavorativi e familiari e il poco tempo utile, non lo permettono.

 

Qual è la situazione attuale vissuta in Togo?

 

Il Togo è uno dei Paesi più poveri del mondo: il 32,3% degli abitanti vive al di sotto della soglia di povertà, con la metà dei poveri che vivono in condizioni di estrema indigenza. La speranza di vita è di circa 58-60 anni, con un tasso di mortalità infantile (tra 0 e 5 anni) di 110 su 1000 nati vivi, e con 1/3 dei bambini di un anno non vaccinati. L’istruzione è obbligatoria dai 6 ai 12 anni: nonostante ciò 1/3 dei bambini non va a scuola e il tasso di alfabetizzazione è appena del 63%. Vi è inoltre un forte dislivello di alfabetizzazione tra uomini (77.4%) e donne (49.9%). Per quanto riguarda la sanità, in Togo è a pagamento: dal farmaco al ricovero in ospedale, dove i pazienti, oltre a pagare, devono pure portarsi le lenzuola e cucinarsi il pasto (ovviamente portato da loro); capita che non ci siano letti disponibili, per cui i pazienti vengono sistemati a terra su teli, spesso con i figli piccoli affianco (visto che le mamme non sanno a chi affidarli). Le persone che non possono pagare le cure perché povere, seppur si trovino in condizioni sanitarie gravi, vengono rifiutate. Dal punto di vista politico, dal 2005, dopo quasi 40 anni di dittatura, è stato eletto per “libere elezioni” il figlio dell’ultimo dittatore, tuttora in carica in quanto sempre rieletto; d’altra parte in Africa non si possono immaginare democrazie come le intendiamo noi. Purtroppo i confini degli Stati sono stati fatti da noi occidentali a tavolino, non rispettando spesso le divisioni etnografiche: ci sono etnie “spalmate” su vari Stati, ad esempio l’etnia Ewe che si trova al sud del Togo è divisa fra Ghana, Togo e Benin; in questo modo si trovano Stati in cui ci sono varie etnie e quindi, per mantenere una certa unità, occorrono democrazie forti. In Togo attualmente si vive comunque una certa “serenità e stabilità” politica.

 

Quali sono i progetti realizzati dall’associazione?

 

Negli anni sono numerosi i progetti che Aviat ha portato a termine:

 

  • sono stati costruiti due dispensari, a Dagué e Avepozoo, donati ai villaggi che li gestiscono.

  • è stata costruita, nella capitale Lomé, la Casa degli Angeli, che accoglie i volontari che vanno in Togo e che è punto di riferimento per i bambini adottati a distanza; al suo interno è stato allestito un centro medico che serve il quartiere, con la farmacia e gli ambulatori oculistico, ginecologico, odontoiatrico e per visite generali. Presso la Maison des Anges sono presenti anche un internet point, un bar e un fast food, tutti gestiti da giovani locali.

  • Abbiamo permesso a numerose ragazze di intraprendere una propria attività lavorativa, fornendo loro materiale e attrezzature necessarie, per esempio macchine da cucire per lavorare come sarte

  • presso l’Istituto per ciechi Saint Augustin a Lomè, abbiamo installato un laboratorio informatico per ipovedenti

  • abbiamo inviato quasi 20 container colmi di materiale donato da aziende e privati

  • grazie a numerose famiglie, stiamo offrendo sostegno a distanza a 38 bambini 

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Per quanto riguarda i progetti sanitari, ecco un po’ di statistiche:

 

  • Nel 2005 per 15 giorni – 1.200 ecografie in generale, visite mediche, 380 ginecologiche + ecografie, 1.121 consultazioni, trattamenti sanitari, medicazioni, 3.302 farmaci somministrati gratuitamente

  • Nel 2007 per 15 giorni – 1.500 vaccinazioni contro la febbre gialla di cui 1.100 a bambini (inoltre distribuzione di vitamine, carnet, giochi), 470 visite ginecologiche + 300 ecografie, 855 visite mediche + medicazioni + terapie, 218 visite oftalmiche, 3775 consultazioni e 5.375 farmaci somministrati gratuitamente.

  • Nel 2009 per 15 giorni – 105 interventi di cataratta, 5 pterigio, 1 tumore, 975 visite oculistiche, 3.500 screening per glaucoma e cataratta, 1.205 colliri e farmaci, 410 occhiali da vista, 1.950 occhiali da sole. 1.373 visite mediche, 400 visite ginecologiche + ecografie, 2.895 farmaci distribuiti

  • Nel 2011 per 15 giorni – 420 visite ginecologiche + ecografie, 458 consultazioni, 885 farmaci distribuiti, 425 pacchi di latte in polvere distribuito

  • Nel 2012 per 15 giorni – 537 visite oculistiche + 120 occhiali da sole e da vista distribuiti, 390 visite ginecologiche + ecografie, 152 visite mediche, 185 consultazioni, 1.270 farmaci e 125 pacchetti di latte in polvere distribuiti

  • Nel 2013 per 15 giorni – 175 visite oculistiche, 11 interventi di cataratta, 3 pterigio, 95 occhiali da vista, 55 occhiali da sole, 320 visite ginecologiche + 213 ecografie, 180 visite mediche, 218 visite odontoiatriche ed estrazioni e 265 screening odontoiatrico. Farmaci a 1090persone

  • Nel 2014 nel periodo febbraio/marzo – 1.831 visite effettuate di cui: 247 oculistiche, 407 stomatologiche, 315 otorinolaringoiatriche a bambini e 8 ad adulti, 231 pediatriche, 321 mediche, 227 ginecologiche + 168 ecografie e 77 ecg. Inoltre: 112 controlli, 22 medicazioni, 121 stick glicemia, 812 farmaci distribuiti, 546 sacchettini di caramelle e vitamine a bambini, 55 occhiali da sole e 125 da vista

 

 

E quelli in cantiere?

 

Il progetto più grosso che stiamo portando avanti è il completamento di un centro medico a Togoville, che andrà a sostituire il vecchio e obsoleto dispensario e che permetterà a circa 40 mila persone del villaggio e delle zone limitrofe, di ricevere cure e assistenza adeguate. La struttura è di oltre 600mq.: si stanno completando gli impianti elettrico ed idraulico; si dovrà procedere alla intonacatura interna ed esterna, alla pavimentazione, alla messa in opera degli infissi, alla perforazione di un pozzo d’acqua per gli usi del dispensario e all’acquisizione degli arredi interni, che fortunatamente in parte ci sono già stati donati. Inoltre, vorremmo dotare la struttura di un impianto fotovoltaico, in modo da ridurre notevolmente i costi energetici dati dalle attrezzature e usare così energia pulita. Continua l’organizzazione per l’invio di un altro container che avverrà nei prossimi mesi; stiamo cercando inoltre nuovi fondi e attrezzature per poter avviare nuove opportunità di lavoro per giovani e per aiutare le scuole più disagiate, fornendo loro materiale scolastico, banchi e tessuti per confezionare abiti e grembiulini.

 

Che riscontro avete ottenuto fino ad ora?

 

In Togo la nostra opera è molto ben apprezzata, soprattutto dalla popolazione che si presenta sempre in massa alle visite dei “medici bianchi”. Abbiamo anche collegamenti con le istituzioni statali, in particolare con la direzione generale del Ministero della Salute e anche con i capi dei villaggi. Nonostante ciò, il rapporto con le istituzioni deve essere visto con cautela, per evitare che le risorse inviate vengano “inglobate” in progetti statali spesso fatiscenti.

 

Quanti sono gli italiani impegnati nelle missioni umanitarie in Togo?

 

In Italia il lavoro di “aiuto” è costante, in particolare per quanto riguarda la ricerca di risorse economiche, materiali e sensibilizzazione dei volontari; oltre a questo c’è un lavoro di coordinamento e di immagine. In Togo, in 10 anni sono andati quasi una sessantina di volontari. Alcuni sono andati più volte, altri, dopo la prima esperienza seppur positiva, non sono tornati soprattutto per i costi (viaggio aereo e soggiorno), che ogni volontario deve sostenere per arrivarci.

 

Voi personalmente avete vissuto l’esperienza di volontariato sul posto? In caso affermativo, qual è l’esperienza vissuta che maggiormente vi ha colpito e quale invece quella che vorreste dimenticare?

 

Gian Franco Mirri: Io sono andato in Togo 7 volte dal 2005 ad oggi…Molte delle esperienze che ho vissuto le ho raccontate nel mio libro: “L’Africa è grande, ma da qualche parte bisogna cominciare!”.

 

Sonia: Io personalmente non sono mai andata in Togo, ma lo desidero tanto. Desidero vivere la realtà in Togo, conoscere le persone, capire i loro bisogni e le loro difficoltà; desidero vedere con i miei occhi e poi, sulla base di questo, creare e portare avanti progetti di sensibilizzazione qui in Italia e di aiuto concreto giù in Togo. Quando sono entrata a far parte di questa associazione, ho appreso la realtà togolese dai racconti di Rodolfo e Gian Franco, dalle numerose foto scattate negli anni e dalle testimonianze raccolte nel libro “L’Africa è grande, ma da qualche parte bisogna cominciare!”… E mi sono sentita “coinvolta” in tutto questo, come se si fosse creato fin da subito un legame speciale tra me e questo Stato poverissimo, un legame che giorno dopo giorno si rafforza ed è per questo che vorrei dare sempre più del mio tempo per fare qualcosa di concreto, che possa essere di aiuto agli abitanti togolesi.
Non essendoci mai stata, non ho un’esperienza diretta, ma ci sono comunque tre fatti che mi hanno toccato il cuore, con sentimenti diversi. Il più recente riguarda la storia di Marcel e Marceline, due gemellini che, nonostante la giovane età, hanno conosciuto molto bene cos’è la povertà, la sofferenza e la difficoltà di trovare il pasto quotidiano. Conoscere particolari della loro esistenza, mi ha reso maggiormente consapevole di una realtà che, essendo molto lontana dalla nostra vita quotidiana, la percepiamo (credo di poter parlare a nome di gran parte di noi italiani)a volte come “impossibile”. Eppure ne esistono tantissime di storie simili e anche più difficili ed è per questo che, nonostante non salverò di certo il mondo intero, desidero fare tutto ciò che mi è possibile per rendere il futuro, di molti come loro, meno difficoltoso. Un grande senso di impotenza è scaturito in me in un’altra occasione, quando ho appreso che un bambino di pochi anni, gravemente malato a causa di diverse patologie, non poteva più guarire: era giunto negli ambulatori della Casa degli Angeli, accompagnato dalla madre, per essere aiutato dagli “yovo” (medici bianchi) durante una missione, ma purtroppo ai volontari non è stato possibile fare altro che alleviargli un po’ il dolore. Situazioni che in alcuni casi accadono anche qui in Italia per patologie “sconosciute”, ma sapere che la sofferenza di questo bimbo poteva essere evitata se solo ci fosse stata l’opportunità di “prendere in tempo la malattia” e se ci fossero state le medicine adeguate, fa ancora più rabbia. Ti chiedi se è giusto che bambini così piccoli possano lasciare questo mondo ancora prima di iniziare a vivere veramente e soprattutto per malattie che magari da noi potevano essere tranquillamente debellate… E la risposta è sempre “no, non è giusto!”.
Infine, mi hanno toccato il cuore, in senso positivo, i bellissimi sorrisi dei bambini che ho visto nelle varie foto: così gioiosi e splendenti, sembrano illuminare il mondo! Hanno poco o niente eppure hanno la gioia dentro il loro cuore.

 

Quali sono le aspettative di vita in Africa? Quali sono le difficoltà che quotidianamente siete costretti ad affrontare?

 

Le aspettative di vita sono di 58-60 anni, con una grande mortalità infantile. Purtroppo in Togo c’è la necessità di trovare il pasto quotidiano, quindi questa mentalità condiziona molte attività. Esiste una reale difficoltà a pensare al domani e di conseguenza si fa molta fatica a stabilire una programmazione a lungo termine. Anche i nostri collaboratori africani risentono di questa mentalità e cercano di trarre oggi il massimo beneficio dal rapporto con noi, non avendo chiaro quello che sarà il loro futuro. Li stiamo aiutando a cambiare questo modo di pensare e agire, ma dobbiamo rispettare i loro tempi. Difficoltà per noi tangibili sono anche quelle di riuscire a trovare volontari disponibili ad impegnare tempo e denaro per fare volontariato. Progetti che possiamo pensare di realizzare risentono immancabilmente della carenza di volontari. Certamente, avendo risorse economiche maggiori e più certe, si potrebbe alleviare il carico economico di volontari motivati, ma con le tasche vuote.

 

 

Se qualcuno desiderasse entrare a far parte della vostra associazione, a chi dovrebbe rivolgersi?

 

Chi fosse interessato a entrare a far parte della nostra associazione può contattarci ad uno dei seguenti indirizzi email: vi********@li****.it, gr*******@li****.it, so*********@li****.it oppure inviarci un messaggio sulla nostra pagina facebook: Aviat Onlus. Teniamo a precisare che tutti possono contribuire concretamente ad aiutare i poveri del Togo (non solo medici o infermieri), perché tutti hanno qualcosa da donare al prossimo: le proprie capacità, competenze, attitudini, la propria professionalità e il proprio tempo. Tutti insieme possiamo fare molto perché ogni goccia d’aiuto in più ci permetta di raggiungere il nostro obiettivo: creare una fontanella di aiuti concreti e costanti ai poveri del Togo. E per farlo abbiamo anche bisogno del vostro aiuto.

 

Alcuni link:

 

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A cura di Nicole Cascione