La comunità di Isla Negra (C. de Patagones – Viedma. Argentina)

 

 

Vi siete mai chiesti come sarebbe vivere in una comunità, a stretto contatto con la natura? Una di quelle comunità autosufficienti, che si organizzano per sopravvivere secondo le regole della natura. Ciascun membro mette a disposizione il proprio talento, la propria arte. Si condivide uno stile di vita, un progetto, una visione, spesso diversa dal modello "corrente" che perciò diventa "alternativa".

 

Da 2 settimane siamo fermi a casa di Pablo, sulle sponde del Rio Negro. Si tratta di uno dei più grandi fiumi dell’Argentina che scende direttamente dalle Ande e attraversa il paese da nord-ovest a sud-est sfociando nell’oceano Atlantico. Noi, siamo a 30km dal mare, a 20mt dal possente fiume che respira al ritmo delle maree oceaniche. Ogni 6 ore infatti la corrente del fiume cambia direzione e le acque coprono e scoprono fino a 4mt di vegetazione. È un fenomeno incredibile…come direste di un fiume che va controcorrente?

 

Nel mezzo delle 2 sponde si trova una piccola isola dalla vegetazione lussureggiante. Qui, da circa 4 anni vive una comunità di ragazzi per lo più argentini ma senza preclusione per gente di altri paesi. Saranno circa 6/7, alcuni vanno e vengono, restano qualche mese, altri invece sono qui dal principio. Possiedono 2 canoe con cui si muovo verso la terra ferma. Stamane attraversiamo il fiume con Peyton, un ragazzo di Bahia Blanca che vive nella comunità da circa 1 anno, e andiamo a conoscere meglio il modo in cui vivono. Naturalmente, se vivono li ormai da 4 anni, è ovvio che i ragazzi hanno trovato il modo di autosostenersi, siamo molto curiosi di scoprire come.

 

 

Attracchiamo sulla sponda fangosa del fiume. C’è bassa marea e diversi metri di terra fangosa restano allo scoperto. Leghiamo ben bene la canoa e iniziamo a camminare verso il centro dell’isola. 4 anni fa, i primi ragazzi che andarono lì notarono che quella terra fertile e ricca di alberi da frutta era abbandonata, o meglio non era di nessuno. Decisero quindi di fermarsi e iniziare a vivere li. C’e’ una casa di mattoni abbandonata adibita a dormitorio. Naturalmente si sono procurati dei materassi su cui dormire. Accanto hanno costruito un’altra piccola casa con fango, paglia e bottiglie di vetro. Hanno 2 forni di terracotta con cui fanno uno squisito pane ai cereali che poi vanno a vendere in paese. Hanno costruito un sistema di pompe che pesca l’acqua dal fiume, la stessa acqua viene poi potabilizzata con un filtro di ceramica per poterla bere. Hanno dei pannelli solari con cui ricaricano una batteria che gli consente di avere un minimo di elettricità. Hanno un orto in cui coltivano qualsiasi genere di verdura di stagione possibile, una serra per proteggere le coltivazioni più delicate e un vivaio, centinaia di piantine pronte per essere vendute. L’isola è piena di alberi da frutta: prugne, mele, arance, melograni e membrillo (dei piccoli frutti con cui si prepara un tipico dolce argentino, "el dulce de membrillo"). Quasi tutto quello di cui hanno bisogno se lo producono autonomamente, il resto lo comprano con il ricavato di una serie di attività che gestiscono in comune. Due volte alla settimana preparano un delizioso pane ai cereali, torta fritta (qualcosa che ricorda le nostre pizzette fritte) e crostate che vendono nel paese porta a porta e in luoghi di ritrovo noti. Portano al mercato le piantine che coltivano nel loro vivaio, preparano marmellate e conserve di pomodoro. Nei giorni in cui c’è il mercato ortofrutticolo, vanno quando è già terminato per prendere ciò che è avanzato o che è stato buttato….nulla di nuovo, lo fanno anche da noi alcuni poveri pensionati con la minima che non arrivano a fine mese. Loro, i ragazzi dell’isola, lo fanno per scelta; sono a favore del riciclo, contro gli sprechi 😀

 

Con queste poche semplici, tuttavia laboriose, attività gestiscono l’economia della comunità.

 

Ciascuno poi, per soddisfare desideri e bisogni personali (quindi al di fuori del budget della comunità) di tanto in tanto utilizza il proprio talento per tirar su qualche pesos extra. Peyton canta in una banda e si dedica ad editare piccoli libercoli sulla libertá di stampa e di espressione; Cipi si dedica a performance come giocoliere nelle piazze o ai semafori; Fer indossa la narice rossa del clown e fa qualche numero ai semafori. Mi rendo conto che sentendole così sembrano cose molto lontane dal mondo a cui siamo abituati e in effetti è così, tuttavia quando sei aperto veramente al nuovo, libero di mettere in discussione tutto e soprattutto alla ricerca di un modello alternativo, mi sento molto vicino alla loro arte e al loro mondo. La società da cui veniamo io e Melissa sarebbe pronta ad etichettare come hippie, drogati, fannulloni e barboni una comunità di gente che vive in questo modo. La "nostra" verità è che questo gruppo di ragazzi fa più di quanto avessimo mai fatto noi per la società in cui vivevamo. Rappresentano un modello di evoluzione, un esempio di eccellenza per sostenibilità e riciclo, per educazione e valori, uno stile di vita apparentemente nuovo ma vecchio milioni di anni. Vivere la vita seguendo il ritmo della natura rinunciando consapevolmente alle droghe dei nostri tempi: stress da super lavoro, aperitivo nel locale alla moda, ultimo modello di elettrodomestico, un cane di razza pregiata, il terrorismo dei media, la repressione della chiesa, le frustrazioni del sistema politico e l’impotenza di fronte alla crisi economica globale. insomma quel genere di cose di cui noi per primi ci nutrivamo abitualmente, con cui eravamo soliti recitare lo stile di vita che avevamo scelto per noi e con cui eravamo soliti allucinarci fino a dimenticarci definitivamente chi siamo, dove siamo e cosa siamo qui a fare; insomma il senso della nostra incarnazione in questa epoca. Questa esperienza, oltre a farci conoscere da vicino un ennesimo stile di vita alternativo, ci ha fatto riflettere su un paio di cose. La prima è che la nascita della proprietà privata che Rousseau descrive nel suo libro "l’origine delle disuguaglianze", qui è ancora possibile. Diverse persone ci hanno raccontato di come hanno recintato con un filo di ferro un pezzo di terra apparentemente abbandonato, abbiano iniziato a viverci e dopo x anni sia diventato legalmente di loro proprietà.

 

Spesso abbiamo la sensazione che qui in Argentina, oggi, sia tutto possibile. È nell’aria, nell’attitudine delle persone, nelle loro azioni, è una società in fermento e nonostante ciò ad un bivio: da un lato un modello di sviluppo che potrebbe portare il paese ad essere come la nostra Italia si oggi: matura, addormentata, vecchia, arida, chiusa, da un lato immobilizzata e presuntuosa nei ricordi di un antico fermento rinascimentale, dall’altro intimidita dalla nuova e attuale privazione per effetto della crisi. Oppure, grazie alla diffusione di una nuova consapevolezza, l’Argentina potrebbe portare avanti un modello più evoluto rispetto a quello Italiano. È tutto nelle mani della gente e sta succedendo adesso. Qui e ora.

 

 

La seconda considerazione è di carattere comportamentale. Intelligenza e sensibilità sociale dovranno essere strettamente legate per attuare il cambiamento di prospettiva nella vita della "nuova umanità". Non è un caso che siano 2 delle principali caratteristiche riscontrabili in tutte le grandi persone della storia che hanno inciso profondamente e positivamente nello sviluppo dell’umanità. Gahndi, MariaTeresa di Calcutta, Cheguevara, MartinLuter King, Lady D, Evita Peròn sono alcuni esempi.

 

Melissa e Pierluigi

www.theevolutionarychange.it

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