La vita arriva quando sei disposto ad accoglierla: IL NON FARE

 

 

 

Argentina – Carmen de Patagones, sulle sponde del Rio Negro

 

Non significa inazione, piuttosto un’attitudine a lasciar fluire l’energia in modo che si incanali nella maniera più naturale per tutti. Nel nostro mondo occidentale siamo abituati a "fare" quanto più possibile e poiché spesso non ci conosciamo davvero, facciamo cose contro la nostra personale natura. Solo quando decidi di fermarti, di esercitare una sincera azione di consapevole non fare, in quel momento allora arriva la vita e ti sussurra modi, vie, cose che secondo la tua personale natura dovresti esplorare. Praticamente conosci delle persone che hanno un messaggio per te, e bada che tutti quelli che incontriamo hanno messaggi per noi. Si tratta di un aiuto per mettere meglio a fuoco il nostro cammino o per dargli una svolta epocale. Il bello è che siamo stati noi ad attrarre quelle persone nella nostra vita; come? prima con le nostre energie (spesso a livello inconscio) che si trasformano in pensieri (a volte consci ma spesso ancora latenti) che infine si trasformano in scelte e in azioni.

 

La vita in bicicletta da il suo bel gran da "fare". Tutto il giorno siamo impegnati in attività legate alla sopravvivenza, dalle quali non puoi proprio prescindere. Viviamo la giornata in tutte le sue ore di luce, e questo è bene, è vivere il ritmo naturale di madre terra. Ci svegliamo e la prima cosa da fare è preparare la colazione: accendo il fornello o facciamo un fuoco, riscaldiamo una bevanda e mangiamo qualcosa. Quindi laviamo le pentole e le tazze, smontiamo la tenda, richiudiamo le borse e carichiamo le bici. Iniziamo a pedalare e ancora non sappiamo se avremo vento contro o a favore, cosa che cambia molto la nostra giornata. In media pedaliamo per 5/6 ore, facendo una pausa per uno snack ogni ora/ora e mezza. A quel punto ci fermiamo, cerchiamo un posto più o meno riparato e apriamo di nuovo la tenda. Sono circa le 4 di pomeriggio e avremo la luce del sole ancora per 3/4 ore. Prepariamo da mangiare, mangiamo, laviamo pentole e piatti e infine ci resta ancora 1ora o 2 per godere del posto in cui siamo. Diciamo che quindi le giornate di bicicletta sono molto, anche troppo, improntate sul "fare". È per questo che ogni 3/4 giorni di bici ci fermiamo per 1/2 giorni in un posto, per riconnetterci col "non fare".

 

Pensavamo di aver trovato un equilibrio ma non era così, e per fortuna arriva la vita a dirti che 1/2 giorni non bastano perché finisci ancora con il "fare" delle cose. Visto che ti sei fermato ne approfitti per cercare una connessione internet e sentire i tuoi (almeno per dirgli che stai bene), dai una pulita alla catena della bicicletta, lavi i vestiti etc etc, e quando provi a riconnetterti con te stesso sei ancora talmente in disequilibrio che spesso non ci riesci. Siamo fermi giá da 2 settimane a casa di Pablo qui in Argentina a Carmen de Patagones. Stiamo praticando il "non fare" e lo praticheremo ancora per almeno 2/3 settimane. Arriviamo a Carmen de Patagones un pomeriggio dopo aver percorso circa 85km con vento contro. Il paesino si trova sulle sponde del poderoso Rio Negro, nella sua parte finale, 30km più in là sfocia nell’oceano atlantico dopo aver attraversato il paese da ovest a est, dalle Ande all’oceano. Siamo davanti al supermercato cercando di capire se c’è un posto dove poter accamparci quando si avvicina Pablo e ci chiede "state cercando un posto dove accamparvi? io vivo vicino il fiume e ho un giardino, potete accamparvi li". Pablo è attore di teatro da circa 25 anni. Ha studiato come mimo e infine come clown. Spesso viaggia per l’Argentina mettendo in scena il suo spettacolo del pagliaccio Moròn. Insegna teatro e percussioni corporali alla scuola del paese. Da 12 anni insegna Yoga e per passione fa lavori di artigianato con il filo di ferro. Conoscendolo meglio scopriamo che la sua vita è piena di quel genere di stimoli (amici, esperienze, conoscenze) che da un po’ di tempo intuivamo di necessitare.

 

 

Capita quindi che decidiamo di fermarci anche il giorno seguente per poi riprendere la strada. Partiamo la mattina presto, con una strana sensazione di amaro in bocca e pensando "sarebbe stato bello fermarsi qui per un po’"; ma ci aspettano 200 km da Patagones a San Antonio su un cammino di sterrato che segue la costa. Anziché proseguire sulla Ruta 3 in asfalto, seguiamo questo cammino costiero secondario che ci hanno detto essere un posto magico: scogliere a strapiombo, colonie di leoni marini, 15mila pappagalli che hanno fatto di quel tratto costiero la loro colonia e soprattutto nessun villaggio nel mezzo (quindi scorte di cibo e acqua per almeno 3/4 giorni). Il secondo giorno di viaggio lo sterrato diventa impraticabile; pieno di sabbia ci costringe a scendere e spingere le bici con 50kg di carico, cosa che proviamo a fare per qualche km prima di desistere. Torniamo indietro il giorno seguente, naturalmente a casa di Pablo. Interpretiamo questo messaggio della vita come "restate qualche giorno in più esposti agli stimoli che Pablo con la sua vita ha da offrirvi". Capita quindi che qualche ora dopo il nostro ritorno qui, Pablo ci invita ad andare con lui (di li a una settimana) a Comodoro Rivadavia (un paese 1000km più a sud) per tenere una 2 giorni di laboratorio teatrale sul clown e mettere in scena il suo spettacolo. Naturalmente accettiamo. Lasciamo qui bici e bagagli ad eccezione della nostra tenda (non si sapeva se sarebbe stato possibile alloggiare con lui). Carichiamo tutto in macchina e la tenda va sul tetto assieme alla scenografica del suo spettacolo. Succede che dopo 600km di viaggio ci accorgiamo che la nostra tenda era volata via. Il cavo elastico che la teneva si era spezzato e il vento della Patagonia si era impossessato della nostra casina. Più volte abbiamo ragionato sul significato di quanto accaduto: avevamo comprato una delle migliori tende al mondo e adesso eravamo rimasti senza…e per 2 che hanno scelto di vivere della provvidenza e riducendo le spese al cibo (non avendo entrate) quella era decisamente una bella botta.

 

Dopo l’entusiasmante 2 giorni di teatro x clown torniamo a Patagones. Ormai è una settimana che siamo qui da Pablo e ci resteremo ancora per un po’. Nel nostro "non fare" quotidiano ci stiamo avvicinando a quelle forme di arte che sempre ci hanno attratto ma che mai eravamo stati disposti ad approfondire. Stiamo lasciando fluire l’energia, la vita accadere, sentiamo di essere connessi. Proviamo a sentirci oceano e non onda, fine a se stessa. Abbiamo conosciuto Cristian che dopo aver iniziato a frequentare la scuola di circo a Buenosaires, è tornato qui a Patagones e si dedica al macramè artigianale (tradotto fa dei braccialetti e collane meravigliosi che vende alle fiere e in piazza). Ero sempre stato attratto da questo genere di cose e lui si offre di insegnarci.

 

Pablo fa un corso di percussioni che si chiama Candombe, un ritmo africano. Il sogno di Melissa era suonare i tamburi, adesso andiamo a lezione di Candombe. Impariamo da Pablo il saluto al sole, secondo la pratica Yoga e di tanto in tanto ci fa qualche lezione di Yoga. Conosciamo Carla, da poco rientrata dalla selva amazzonica Peruviana. Ha vissuto qualche mese in una comunità indigena provando ad alimentarsi con piante medicinali indigene a scopo terapeutico. Sto leggendo un libro sulla nutrizione secondo il Tao (una di quelle cose rivelatrici per cui ti rendi conto che tutto quello che sai sul corretto modo di alimentarsi è sbagliato). Pablo ci ha spiegato una tecnica si meditazione hawaiana che si chiama Ho-hoponopono che rafforza il credo orientale (sufi, Zen e buddista) secondo cui siamo tutti connessi in un’unica grande interdipendenza e quindi responsabili al 100% di ciò che succede anche a perfetti sconosciuti. Domani andiamo ad un incontro con un ragazzo della comunità indigena Mapuche che è un "bambino cristallo": si tratta di persone che nascono con la memoria delle proprie vite passate, dell’origine della creazione e della missione dell’umanitá sulla terra (una di quelle cose di cui avevamo solo letto). Insomma, per la prima volta abbiamo la sensazione di essere proprio dove dovevamo essere, e nel non fare, la vita è arrivata da noi con tutti questi regali.

 

 

E la tenda? Abbiamo ordinato la stessa dallo stesso rivenditore da cui l’avevamo comprata la prima volta e adesso stiamo aspettando che ci arrivi dalla Francia. Sembra buffo ma prima di partire abbiamo cercato in giro fornitori che volessero sponsorizzarci. Si tratta di cose che avevamo visto fare da altri ragazzi in giro in bicicletta. Contattiamo via mail marchi di attrezzature per bici o campeggio raccontando il nostro progetto di viaggio e chiedendo se in cambio di visibilità sul nostro sito web sarebbero disposti a metterci a disposizione di tanto in tanto dei prodotti (magari ricambi) gratuitamente qualora ne avessimo avuto bisogno. Pierre Montaland di Tentes4saison, da cui avevamo comprato la tenda, era stato l’unico ad accettare e in base alle condizioni pattuite, riavremo la tenda a metá prezzo…per l’altra metá faremo affidamento sul macramè che stiamo iniziando a produrre, su qualche saltuario lavoretto che potrebbe venir fuori e sui regali di natale di qualche amico/parente che vuole contribuire alla causa.

 

Davanti ai miei occhi il fiume continua a scorrere verso l’oceano.

 

Melissa e Pierluigi

www.theeevolutionarychange.com