Prima sfida. O prima bis.Il cammino della costa

 

Lo scorso novembre ci lasciammo così: "L’importante però è averci provato e soprattuto aver voglia di riprovarci …. tra qualche tempo magari".

 

Ecco, appunto, gennaio 2013: fatto.

 

Dopo quasi due mesi trascorsi senza pedalare, finalmente lasciamo la casa del nostro caro amico Pablo e affrontiamo il nostro incubo personale; il famigerato, almeno per noi due bikers alle prime armi, cammino della costa: 250 km di strada sterrata, ghiaia e sabbia del mare, da Carmen de Patagones, porta d’ingresso alla Patagonia Argentina, a Puerto San Antonio Este; 250 km di costa meravigliosa, di luoghi mistici e incontaminati.

 

Meraviglioso direte voi. Meraviglioso confermo io, ma proprio per rendere la cosa un po’ meno romantica, affascinante e alla portata di tutti, all’ufficio del turismo di Viedma ci informano che questa strada è priva di un qualsiasi tipo villaggio, chiosco, rifugio. Niente. Noi e l’Atlantico sconfinato. Così stamattina, una volta arrivati al Balneario El Condor, 30 km a sud di Viedma, abbiamo dovuto fare la spesa e caricare le nostre bici con quantità di cibo e acqua sufficienti per attraversare, più o meno tranquillamente, questi 250 km in un tempo stimato di circa 6 giorni.

 

Prima tappa, Carmen de Patagones – La Loberia; 65 km di strada incantevole e, per fortuna, ancora asfaltata. La strada si snoda all’interno di una riserva naturale che accoglie circa 35.000 Pappagalli Patagonici, dai colori iridescenti che, volando sopra le nostre teste e cantando, ci hanno accompagnati da El Condor fino a destinazione.

 

La Loberia (da Lobos, Leoni Marini) è un posto magico dove si può godere dell’incantevole fenomeno delle maree Atlantiche: 100 metri circa di acqua marina che sale e scende per ben due volte al giorno (chissà dove si rifugia quando arriva dall’altra parte del globo) e dove intere colonie di leoni marini vivono in pace godendo di mare, sole, silenzio e crescendo i propri piccoli lontano dal pericolo di essere divorati dalle voraci orche marine (come accade invece poco più a sud, nei pressi della più famosa Porto Madryn; purtroppo è la legge della natura). Come se non bastasse, la Loberia offre la più bella e magica scogliera di tutta la costa Atlantica Argentina; qui, il fenomeno della bassa marea, scopre piscine naturali di acqua tiepida dove ci si può immergere per ore, fino a sera, per godere di un tramonto mozzafiato.

 

Seconda tappa, La Loberia – Bajada Echandi – 37 km di strada di ghiaia. Almeno così pensavamo … strada di ghiaia, che vuoi che sia. I primi dieci km sono filati piuttosto lisci e siamo riusciti a tenere una velocità media di circa 10km/h; così, ricordandoci i racconti più disparati sulle difficoltà che avremmo dovuto affrontare pedalando per questa strada, abbiamo più di una volta pensato che le persone tendono ad esagerare quando ti raccontano con orgoglio qualcosa che hanno portato a termine. Ma, subito dopo aver formulato questo pensiero, eccoci puniti; veniamo sbalzati nei 27 km più difficili che abbiamo mai fatto (i più difficili fino a questo momento ovviamente; per due che vogliono passare la vita sulla bici, sarebbe un po’ azzardato pensare di aver chiuso con le difficoltà); 27 km in cui abbiamo dovuto spingere con fatica le nostre bici insabbiate nel mezzo della sabbia del mare. Altro che ghiaia, sabbia del mare! Non avete idea di cosa significa spingere una bici che da sola pesa 15 kg e che è stata caricata con un bagaglio (inclusivo di cibo e acqua) per l’equivalente di circa 45/50 kg. Una giornata speciale, diciamo. Specialmente terribile!

 

Verso le 5 del pomeriggio, fortunatamente, arriviamo a destinazione; Bajada Echandi prende il nome dall’uomo che visse qui, completamente solo (se non per la presenza di mare, pesci e leoni marini, spesso migliori di una qualsiasi presenza umana) per tutta la sua vita, fino a qualche anno fa, quando morì. Il signor Echandi, ha lasciato una piccola casetta di legno, con qualche sedia arrugginita e un tavolo di pietra; tutti questi confort inaspettati, sono stati per noi uno dei più bei regali che avessimo potuto ricevere, soprattutto dopo una simile giornata: protetti dal forte vento, abbiamo pensato immediatamente a quanto sarebbe stato più bello e più facile del previsto, cucinarci la cena senza rimanere fuori in balia degli elementi e del buio. Ma le sorprese non erano ancora finite. Verso sera, un pescatore e suo figlio, che avevano trascorso l’intero pomeriggio riempiendo le ceste di pesce fresco, si arrampicano su per la scogliera e ci raggiungono all’interno del nostro rifugio; iniziamo a parlare con loro e gli spieghiamo chi siamo, cosa stiamo cercando di fare e perché a cavallo di una bicicletta, ma soprattutto ridiamo del fatto che, dopo una giornata così dura, sfortunatamente godremo solo di una cenetta molto light: brodo caldo con un poco di pasta. Non molta, perché con noi ne abbiamo un kg, due pacchi, ma deve bastare per le cene di tutta la settimana. È così che vediamo il pescatore dirigersi alla sua auto e tornare da noi lasciandoci acqua gelata (una risorsa preziosissima nel caldo torrido e secco dell’estate Patagonica), un paio di pesci gatto appena pescati e due banane come dolce, trasformando la nostra modesta cena in una banchetto davvero speciale, ma soprattutto caricandoci di energia e positività, con cui affrontare il prossimo giorno di sfida.

 

 

Terza tappa, Bajada Echandi – Bahia Creek – 36 km. Ieri è stata una giornata molto dura, ma grazie alla cena eccezionale, ci svegliamo positivi e carichi, ma pensiamo che il peggio sia ormai alle nostre spalle; la verità invece è che, a madre natura non interessa se sei già stato a lottare contro i suoi elementi per un giorno intero e sei stanco morto; madre natura fa il suo lavoro, il lavoro di madre natura. L’inaspettato ci aspettava. Così, stamattina, abbiamo iniziato a pedalare alle 8 e tutto è andato a gonfie vele fino a dopo il pranzo quando, siamo stati letteralmente paralizzati da una tempesta di sabbia. Il vento ha continuato a soffiare forte contro di noi per più di tre ore; siamo dovuti scendere dalle bici e di nuovo, abbiamo dovuto spingerle con tutte le nostre forze; dopo nemmeno mezz’ora, eravamo stanchi, sudati e sporchi; avevamo sabbia in tutte le parti del corpo: una maschera di fango era dipinta sul nostro viso. Ma il peggio è stato che, a causa del calore insopportabile e della sabbia che ci è stata soffiata in bocca dal vento per ore, siamo rimasti senz’acqua nonostante mancassero solo pochi km a Bahia Creek, nostra destinazione; abbiamo dovuto fermare le poche macchine che passavano e pregarle di lasciarci un po’ d’acqua. Le persone che abbiamo incontrato sono state incredibili; nessuno ha esitato ad aiutarci, cosicché, per le 5 del pomeriggio abbiamo raggiunto Bahia Creek, dove ci aspettava un altra sorpresa.

 

Dalle informazioni da noi raccolte, pareva che Bahia Creek, dovesse avere un unico negozietto in grado di venderci solo acqua (e già era una fortuna enorme). Una volta arrivati, scopriamo invece che c’era un’area di campeggio, con tanto di doccia. Congelata, ma sporchi com’eravamo, risultò essere una delle più belle docce di sempre. Infine, il negozio non vendeva solo acqua, ma anche bibite fresche e cibo. Si! Incredibile. Ci spariamo due litri di Paso de los Toros, la mia bibita preferita al gusto di pompelmo amaro. Doccia e bibita fresca: come rinascere a nuova vita. È così che, visto il soggiorno "all inclusive" Pier ed io, decidiamo di fermarci un giorno in più del previsto per riposare un po’.

 

Quarta tappa, Bahia Creek – Punta Mejillones – 32 km. Dopo un giorno di riposo risultato necessario e meritato, lasciamo Bahia Creek al mattino presto. Ancora una volta cerchiamo di affrontare la giornata con un atteggiamento positivo e siamo convinti di non aver più alcuna sfida da affrontare davanti a noi, o almeno, nessuna peggiore di quelle già affrontate sino ad ora. Ma ancora una volta, questa si è rivelata non essere la verità; oggi la sfida è stata diversa: niente sabbia del mare sparsa sulla strada a insabbiare le bici, nessuna tempesta di sabbia contro cui lottare, ma … 30 km completamente immersi nel deserto: 45 gradi, un sole accecante, odore di pelle bruciata che sale dalle nostre braccia nonostante la protezione 50, dune di sabbia ovunque, nessun albero sotto cui trovare qualche minuto di riparo, acqua bollente nelle nostre borracce e nulla di stupefacente da vedere: il mare e la sua indiscutibile frescura, lasciati alle spalle, lontani da noi. Raggiungiamo Punta Mejillones nel tardo pomeriggio. Come sempre, dopo una giornata trascorsa pedalando su una strada non asfaltata, siamo stanchi e accaldati e, l’unica cosa che desideriamo, è una doccia e del cibo. Sfortunatamente Punta Mejillones non ci offre nulla di tutto questo, ma la bellezza di questo posto ci avvolge completamente e dimentichiamo così ogni nostro bisogno, desiderio, per un paio di giorni. Punta Mejillones ci offre, per un paio di volte al giorno, 500 metri di marea; qualcosa che non abbiamo mai visto prima: il mare si allontana così tanto da dove siamo noi, dall’accesso alla spiaggia, che dobbiamo camminare più di venti minuti per raggiungerlo e farci una nuotata. È incredibile pensare alla incalcolabile quantità di acqua che si muove da un posto all’altro, collocato dall’altra parte del pianeta. Incredibile e non facilmente concepibile per l’essere umano, così piccolo. Stare qui è stato come allontanarsi completamente dalla civiltà e da ogni sua inutile pretesa di far del tutto una necessità. Non abbiamo avuto bisogno di nulla; il mare, la scogliera, le dune e soprattutto un cielo stellato come raramente io stessa ho visto da quando viaggio. Luci e navi, navi e luci. Vi parrà incredibile ma è stato così: una notte all’insegna di fenomeni non facilmente spiegabili né a voi né a noi stessi, fenomeni che un qualsiasi ente governativo, avrebbe voluto fugacemente occultare.

 

 

Quinta e ultima tappa, Punta Mejillones – Puerto San Antonio Este – 80 km.

 

Questa mattina è stato triste lasciare un posto speciale come Punta Mejillones, ma alla fine necessario visto l’avvicinarsi dell’esaurimento delle nostre scorte di cibo e acqua. Come sempre allora, abbiamo caricato le nostre bici e abbiamo ricominciato a pedalare. Il giorno è stato fantastico: soleggiato ma fresco, la strada si è snodata principalmente in prossimità del mare, cosicché ci siamo anche fatti una nuotata ristoratrice a metà del cammino, ma soprattutto, la speranza che la ghiaia e la sabbia del mare, sarebbero finiti molto presto, più o meno dopo i soliti 35 km. Ma che giorno dell’indimenticabile cammino della costa sarebbe stato se non ci fosse stata almeno una sorpresa ad aspettarci? Sfortunatamente, sia la nostra mappa stradale che quella che ci diede l’ufficio del turismo in Viedma, erano sbagliate: la quantità mancante di cammino di ghiaia e sabbia non era di soli 35 km bensì di 65 e noi, oggi, non avevamo alcuna alternativa se non quella di pedalarli tutti fino ad arrivare a Porto San Antonio dove i rifornimenti ci aspettavano. La giornata si è conclusa tardissimo ma, nonostante tutte le difficoltà, siamo entrambi molto felici e soddisfatti perché per la prima volta nella nostra vita, abbiamo fatto qualcosa di veramente e fisicamente difficile, così difficile che raramente affronteremo ancora. Almeno non nel breve periodo.

 

Pensiamo di aver fatto molto bene, ci facciamo i complimenti a vicenda, ci abbracciamo e finalmente ci spariamo un piatto di pasta al sugo gigante! Ma i complimenti ed il ringraziamento vero vanno solo alle nostre meravigliose biciclette, Pangea e Pantalassa, che si sono attraversate il cammino della costa, senza alcun problema né danno. Nemmeno una bucatura con tutte le rosette (spine di dimensioni enormi) sparse sul terreno e tipiche della secca Patagonia.

 

Sono loro le migliori, e solo dopo noi due che abbiamo tenuto duro. Con la testa prima ancora che con le gambe.

 

Arrivederci alla prossima sfida di … 

 

 

Melissa e Pierluigi

 

 

www.theevolutionarychange.com

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