Cambio di prospettiva

 

Che incredibile. Sono sempre stata una persona aperta, flessibile e pronta ad imparare. Nella vita, per lo meno fino ad una certa età, età in cui le istituzione di cui facevo parte non presero poi il sopravvento con il loro modo-pensiero arrogante-prepotente-necessariamente vincitore al qualche cercarono duramente di omologarmi tacciandomi di "soffrire di problemi personali" nel momento in cui si resero conto che non ci riuscirono, ho sempre avuto un atteggiamento umile, di colei che sta in ascolto perché pensa che ci sia sempre qualcosa da imparare da tutti. Anzi, questo atteggiamento è a volte stato così estremo, che spesso arrivavo a pensare che erano tutti più intelligenti e in gamba di me e che io non sapevo nulla e non ero nessuno in confronto e non sarei mai stata in gamba come loro. Scarsa auto-stima? Sicuro. Insicurezza? Sicuro. Non volersi abbastanza bene? Ma certo.

 

Poi, la mia vita ha iniziato a prendere una piega diversa. Ad un certo punto infatti, è sembrato che tutto ciò che desideravo divenisse mio con poche o molte (a volte troppe) difficoltà; ma insomma, ottenevo tutto ciò che volevo. E questo rafforzava la mia autostima, il mio pensiero positivo di me, riducendo con tutta probabilità anche il mio aspetto umile. Tra le cose per cui ho combattuto di più, c’è stata la mia casa. Non sto a dire ora, quanto è stato sbagliato lottare per la mia casa …. quello su cui mi voglio concentrare è il cambio di prospettiva.

 

 

Un giorno, pedalando lungo la Martesana a Milano, lessi la seguente scritta fatta con uno spray rosso "la casa è un diritto per tutti" e sotto, qualcuno aveva aggiunto "se la paghi".

 

Leggevo quella scritta ogni due giorni circa, poiché stavo facendo un po’ di allenamento prima di partire per il Sud America in bici, e, ogni volta che la leggevo, pensavo che colui che aveva aggiunto "se la paghi" avesse ragione. Mi dicevo, cavolo anch’io ho fatto un mutuo per avere una casa, un mutuo trentennale, un mutuo gigantesco, indecente per un essere umano, un mutuo una prigione, eppure lo pago, con sforzo lo pago e non rinuncio nemmeno al mio sogno di andarmene per sempre in giro per il mondo, per colpa di questo mutuo. Che mi pignorino la casa piuttosto, dicevo tra me e me.

 

Oggi mi sono fatta un’opinione diversa su quelle due scritte. E sono felice di aver ritrovato quell’aspetto umile.

 

Allora mi sono chiesta, e se il primo "writer" non avesse voluto dire necessariamente "costruitemi una casa con tutti i crismi grazie ne ho diritto"? Se non fosse stato un sostenitore di un sistema corrotto che caratterizza oggi paesi come l’Argentina dove, il socialismo si è sostituito all’assistenzialismo e ora fomenta il fenomeno dei cosiddetti "vaghi" ovvero fannulloni che vivono di sussidi statali e spendono tutto in "asado" (carne alla brace), birra e sigarette dimenticandosi dei propri figli, del loro diritto ad una famiglia, all’amore, alla scuola, all’igiene a tutto? E se il primo autore avesse solo voluto dire che sulla terra c’è spazio per tutti, che tutti hanno diritto ad un fazzoletto di terra, che ne so, di 50 mq per persona? Io in fondo nel mio monolocale di 35mq stavo benissimo. E se avesse solo voluto attingere alle fondamenta del socialismo ovvero "comunione di mezzi di produzione"?

 

La terra è un mezzo di produzione. Ce n’è tanta, tantissima, per tutti su questo pianeta. Ognuno di noi avrebbe diritto ad un fazzoletto di terra come mezzo di produzione: nel momento in cui ce l’hai, puoi farci una casa, di fango, di legno, di cemento, di mattoni, come la vuoi, ma sarebbe il tuo riparo, il tuo rifugio, il posto da cui far partire tutta la tua vita, magari sarebbe il tuo orto, la tua piantagione, la tua fattoria in miniatura. Forse il primo autore voleva solo dire questo ed io, come tutti quelli cresciuti nel e con il sistema capitalista, mi sono subito difesa pensando "compratela come fanno tutti o rimani a guardare". Sbagliato. Non sono per l’assistenzialismo ma si, sono per la comunione dei beni di produzione perché solo quest’ultima può dare a tutti il diritto di mettersi alla prova, a mettere a frutto le proprie capacità, i propri punti di forza.

 

 

E pensare che questo è proprio l’altro lato della contraddittoria terra Argentina: da un lato l’assistenzialismo con i sussidi estremi e dall’altro la possibilità per chiunque, di ottenere una casa o un pezzo di terra, basta fare domanda.

 

E invece le istituzioni classiche, hanno inventato la proprietà e hanno introdotto il sistema monetario affinché tutto sia misurabile, affinché tutto abbia un prezzo, terra inclusa, ove tale prezzo è determinato dalla scarsità della risorsa stessa o dalla sua localizzazione (che le renda più o meno facilmente accessibile determinate risorse). Come se non bastasse, dove non è arrivato il privato è arrivato il pubblico: la proprietà è anche pubblica, il demanio. Quindi non puoi avere una terra tua perché o la compri da un privato o, se non è di un privato, è di proprietà pubblica e non ci puoi costruire sopra nulla.

 

Proprietà pubblica, non è una contraddizione in termini? Se è pubblica non è di proprietà. Il sinonimo di pubblico è popolo, ovvero noi, io; allora forse ho diritto di viverci e costruirci qualcosa su questa terra? Poi, quando morirò sarà lì a disposizione di altri che ne avranno bisogno. Che ne dite? A chi di voi non piacerebbe?

 

Pensiamo al ruolo delle stato. Lo stato è nato perché un gruppo di persone, una collettività, dopo esser divenute sedentarie, hanno sentito l’esigenza di essere rappresentate e dunque organizzate da una loro delegazione. Lo stato ha il ruolo di garantire ai propri cittadini i diritti fondamentali di ogni esistenza dignitosa: un posto dove stare, cibo sano e acqua pura, salute fisica e mentale.

 

Sbaglio o noi paghiamo gran soldi per ognuno di questi elementi? Sbaglio o oltre a pagarli fior di soldi, c’è sempre un decreto "salva italia" che mi chiede di fare uno sforzo in più e pagare l’imu, l’ici, l’irap, l’aci, l’upu e quant’altro, che abbassa il livello dell’istruzione obbligandomi alla scelta di una scuola privata, che livella verso il basso la salute pubblica, tanto ci sono le cliniche private, che abbassa l’età pensionabile poiché dicono, l’aspettativa di vita si è alzata, e ci obbligano a lavorare fino alla tomba, che non aiuta i giovani disoccupati e dunque addio casa, figli e progetti, che salva le banche e i loro mutui, ma se ne frega se gli anziani hanno da tempo iniziato a frugare nella spazzatura, che l’acqua la potabilizza con agenti chimici o comunque te la puoi sempre comprare in bottiglia al supermercato dalle solite multinazionali, che concede permessi su permessi a quest’ultime per produrre cibo spazzatura acquistabile per pochi euro, dimenticandoci di dirci che "siamo ciò che mangiamo" e che tutti gli ingredienti espressi in sigle col, cos, add, ins ecc sono cancerogeni? Lo stato dunque è davvero tutto questo? Non credo affatto che le collettività, i gruppi di persone, in passato si siano organizzati in uno stato, avendo questo tipo di finalità.

 

Credo dunque fermamente che sia importante cambiare prospettiva. Che sia importante riprenderci il nostro diritto alla vita e per farlo è importante iniziare a capire che ci sono diverse alternative di vita, di intendere la vita, di viverla. Che quelle che ci hanno passato come le alternative "classiche" non sono più alternative! "Siamo il cambiamento che vogliamo vedere accadere nel mondo" disse Gandhi.

 

Melissa e Pierluigi

In Lak’ech – Tu sei un altro Me

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