La tortilla: quando un piatto è orgoglio nazionale

La tortilla quando un piatto e orgoglio nazionale

 

L’inno nazionale spagnolo è composto da note senza parole, la bandiera è spesso contestata dai repubblicani che rivendicano (e rimpiangono) un governo senza monarchia, alcune regioni sognano l’indipendenza, in catalogna fanno di tutto per allontanarsi spiritualmente e legalmente da Madrid. In un panorama così frammentato e difficile c’è una cosa che in Spagna non conosce differenze né crisi, e fa da collante tra tutte le classi sociali, le regioni, le persone e le ideologie: LA TORTILLA, vero orgoglio nazionale. Per entrare nello spirito di questo delizioso piatto dovrete fare due cose basiche: la prima è imparare a pronunciare il nome, in quanto la doppia L in spagnolo si legge “i”, quindi la tortilla si leggerà “tortia”. Una volta imparata la pronuncia perfetta non vi resta che avvicinarvi spiritualmente al gigante della cultura spagnola, ma con rispetto!

 

Sebbene l’ingrediente base di questo piatto siano le uova non dovrete abbandonarvi a facili associazioni di idee e associare la tortilla come all’italica frittata! Questa similitudine crea odio e ripugnanza verso tutti gli spagnoli, che giustamente sono molto fieri del loro piatto nazionale e non vogliono paragonarlo a niente al mondo. Quindi se volete avere una vita sociale in Spagna dovrete subito dichiarare ai vostri conoscenti iberici che la tortilla è buonissima, e che la sola cosa che ha in comune con l’italica frittata sono le uova. PUNTO. Pronunciare in una tavolata con autoctoni frasi del tipo “mia nonna la faceva così!” o “quella della zia Ciccilla era più buona” potrebbe scatenare situazioni spiacevoli… Effettivamente confrontando una frittata e una tortilla le differenze sono evidenti, iniziando dall’altezza. La frittata è bassina, secchina, e spesso rappresenta il piatto-disperazione degli studenti fuori sede.

 

 

La tortilla invece è alta, altissima, e incredibilmente soffice e succosa. Come è possibile cotanta differenza?? Qual è il segreto tutto iberico che nasconde?? Ebbene la sua altezza mastodontica si deve alla levadura, cioè al lievito! La ricetta de la abuela, cioè della nonna, vuole che si aggiunga una bustina di lievito in polvere alle uova sbattute, ed ecco che la massa cresce, cresce, cresce… e il limite è il cielo! Probabilmente proprio per la sua altezza l’interno della tortilla è sempre molliccio, e questa è una delle caratteristiche principali della tortilla. Se posso essere sincera devo ammettere che spesso mi sono chiesta: ma la tortilla spagnola deve essere molle dentro perché è assolutamente impossibile cuocerla tutta bene o perché agli spagnoli davvero piace così? A questa domanda non c’è risposta!

 

Quello che invece so è a che volte persino a Madrid è possibile capitare in un bar con una tortilla mediocre. Che fare se alla prima deglutizione il sapore ci delude?? C’è una cosa che potrà salvarvi: la maionese! La maionese nasconderà le carenze della tortilla, dandole un sabor divertido. Provare per credere. Ma quando abbandonare a questo piacere gastronomico? Sempre! La tortilla in Spagna si mangia a colazione, a pranzo, a merenda e a cena, tiepida, accompagnata da un pezzo di pane. Se avete fretta e non potete intrattenervi al bar potrete sempre ordinare il bocadillo de tortilla, cioè un panino con la frittata… cioè con la tortilla!!!

 

E adesso veniamo al cuore pulsante del tema: ma la tortilla vera, l’originale, da cosa è composta? Ebbene la più celebre ricetta spagnola è la tortilla de patatas, cioè con le patate. La patata si taglia a rondelle sottili (o a pezzettini, a seconda delle scuole di pensiero), che si fanno cuocere per poi mischiarsi con l’impasto composto da uova, lievito, sale e olio d’oliva a volontà. Se siete pigroni esiste anche la versione precucinata: Tortilla de Patata di Hacendado, con 3 euro passa la paura! Che vi incuriosisca o no una cosa è certa: se fate un viaggio in Spagna dovrete assaggiare la tortilla, e esclamare la primo morso “¡joder que rica!” anche se non sapete bene cosa significhi l’espressione… 

 

Chechi

www.vivereamadrid.it

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