Sidney, vivere down-under

 

 

Vittorio nel 2007, dopo 15 anni di lavoro presso un’azienda italiana, ha preferito licenziarsi per prendersi un anno sabbatico. Dopo una vacanza in Australia, per una serie di coincidenze la sua vita è cambiata. Oggi, Vittorio lavora presso una Multinazionale Europea a Sidney e si racconta in quest’intervista.

 

Vittorio, la scelta di lasciare il tuo lavoro in Italia, è stata dettata più da incoscienza o da una grande dose di coraggio?

 

Direi incoscienza con i tempi che corrono. E’ anche vero che quando feci questo passo non si intravedevano ancora i segnali della crisi, in cui oggi siamo sprofondati. Era stata una scelta dettata da molti fattori, come stanchezza e stress, ma anche la volontà di rimettermi in gioco in altre realtà.

 

Di cosa ti occupavi in Italia?

 

Prima di dimettermi ero Capo Laboratorio in una sede distaccata di una società di analisi ambientali, la quale aveva un laboratorio all’interno di uno stabilimento produttivo di un grosso gruppo energetico italiano. Ero entrato in questa realtà come analista chimico nel 1992 e verso la fine, ero arrivato ad essere inquadrato come Dirigente. Era nel complesso un buon posto di lavoro, abbastanza vicino a casa e con un discreto stipendio.

 

 

Sei andato a Sidney in vacanza nel 2007 e da allora ci sei rimasto. Puoi raccontarci il perché del tuo trasferimento?

 

Quando iniziai a studiare Chimica all’Università di Pavia, feci amicizia con un ragazzo italiano, ma residente con la famiglia in Australia. Questo mio amico era venuto in Italia, su suggerimento del padre, per studiare Chimica. Nelle serate universitarie trascorse in birreria, il mio amico raccontava scorci della sua vita australiana e da lì iniziai a subire un certo fascino per quella terra lontana. Nel 2000, nacque un traballante progetto di trasferirci io e il mio amico, in Australia, per costruire o rimettere a nuovo vecchie abitazioni (la sua famiglia, prima di ritornare in Italia, aveva un’impresa di costruzioni e lui, grazie al padre, conosceva abbastanza bene il settore). Tutto era quasi pronto, ma in seguito al crollo della borsa, sfumarono una buona parte dei soldi necessari per avviare il progetto. Nel 2004 il mio amico, stanco della vita in Italia decise di ritornare in Australia e, dopo aver riottenuto il visto, si trasferì per la seconda volta. Grazie a Skype ci sentivamo spesso e tutte le volte mi incoraggiava a mollare tutto e a raggiungerlo. Arrivò il 2005 e la ditta con cui lavoravo dal 1992, perse l’appalto di lavoro con il cliente. Subentrò una nuova società, la quale rilevò il laboratorio e i dipendenti. Con la nuova Società e con il Cliente iniziarono alcuni attriti, legati molto alla non facile transizione e ad alcune incomprensioni. In quel periodo aumentò l’insoddisfazione e la sensazione di trovarmi in gabbia e crebbe il desiderio di cambiare aria. Nell’estate del 2006, dopo alcune settimane di riflessione e dopo averne parlato con mia madre, decisi di mollare tutto e di andare dal mio amico, per rilassarmi ed imparare l’inglese. A Marzo 2007 partii finalmente per l’Australia e appena arrivato, su suggerimento del mio amico, mi iscrissi ad un corso di inglese in una scuola per immigrati (era il più economico). Il caso volle che nel posto di lavoro, dove lavorava il mio amico in quel momento, si era liberata (per licenziamento di una persona) una posizione come chimico di laboratorio. Il mio amico mi chiese se ero interessato ad occupare quel posto. Vedere non costava niente, quindi visitai il laboratorio e feci un breve colloquio con il Boss del mio amico. Nelle settimane successive, in seguito ad alcuni problemi tecnici che erano sorti nel laboratorio, venne richiesta una mia consulenza che feci a titolo gratuito. Dopo questa prova sul campo, mi formalizzarono la volontà di sponsorizzarmi nel qual caso fossi interessato alla posizione.

 

Ora a Sidney di cosa ti occupi?

 

Sono assunto come "Inorganic Analytical Team Leader" presso una Multinazionale Europea (con filiali in tutto il mondo, tra cui Sydney), la quale si occupa di controlli qualità e consulenze in vari settori, dall’agricoltura alle industrie minerarie.

 

In cosa consiste precisamente?

 

La sezione in cui lavoro, chiamata "Projects Group", si occupa principalmente di investigazioni chimiche e progetti non convenzionali. Il nostro Team, molto multietnico, viene spesso chiamato da altre sezioni o clienti, per risolvere problemi non comuni.

 

E’ un lavoro che ti gratifica o preferiresti di meglio?

 

Il lavoro in sé mi piace abbastanza, in quanto si adatta perfettamente al mio background professionale ed a quello che so fare meglio. Quello che non mi gratifica è la mancanza di investimenti nelle apparecchiature di laboratorio e nella volontà di crescita. Ho scoperto che, lavorare in una Multinazionale, non vuol dire avere più risorse, ma stranamente era più facile ottenere fondi quando lavoravo per piccole medie aziende.

 

 

Quando ci siamo sentiti, mi ha meravigliato molto sentirti scontento di vivere in Australia. Da cosa proviene questa tua insoddisfazione?

 

Non stravedo per l’Australia, ma neanche la odio. Diciamo che arrivare a 40 anni, senza famiglia o partner e con un basso livello della lingua, non aiuta. Questi fattori possono rendere più faticoso l’adattamento ad una realtà completamente diversa da quella italiana. Anche il mio carattere non molto estroverso è un fattore penalizzante all’integrazione, mentre al contrario gli australiani sono molto espansivi. Arrivare intorno ai 25-30 anni, facilita molto l’inserimento, come anche avere un partner aiuta a sopportare i momenti difficili. Più che insoddisfazione, è frustrazione per essere arrivato tardi a Sidney e il non poter eventualmente ritornare in Italia, se non da disoccupato o precario.

 

Eppure l’Australia è una meta ambita dagli expat, quale pensi sia il motivo?

 

Il motivo per cui molti ambiscono a venire in Australia, penso sia legato alla possibilità di vivere in un Paese con uno standard di vita abbastanza buono, dove se hai volontà, hai ancora una possibilità di realizzare i tuoi sogni. Molte di queste cose in Italia non esistono più o sono calate di molto. Il fattore età in Australia conta poco per trovare un lavoro e la meritocrazia e la concorrenza sono reali.

 

Cosa puoi raccontarci di Sidney?

 

Non sono la persona più adatta per raccontare della città, in quanto vivendo poco fuori dal centro e per altri motivi, non l’ho mai girata molto. La parte del porto con l’Opera House e l’Harbour Bridge sono dei Must da vedere. In quest’area ci sono anche dei buoni Musei da visitare, con frequenti esposizioni di prestigio. Da qui e per un raggio di 3-5 Km, si possono trovare diversi locali, dove divertirsi, ascoltare musica e ristoranti dove si può gustare ogni tipo di cucina etnica. Allontanandosi dal centro, la qualità e la quantità di divertimenti calano drasticamente. E’ solo una mia opinione personale, ma preferivo la vita notturna italiana. Sydney è abbastanza cara, specie per quanto concerne gli affitti. Il costo del cibo è relativo, dipende da cosa si vuole mangiare. Mediamente spendo tra affitto e cibo e qualche extra, sui 500-600 dollari a settimana. La qualità come gusto del cibo la giudico non eccelsa ed abbastanza monotona. Volendo si può anche spendere molto meno, dipende molto da dove si comprano le vettovaglie. Sul prezzo incide molto il formato delle confezioni ed i formati per single costano molto di più di quelli per famiglie. Per il resto posso dire che il sistema dei servizi australiano funziona abbastanza bene e non genera frustrazione da parte dell’utente. Molte operazioni si possono fare tramite internet e quando ci si reca nei vari uffici o banche, il personale è cortese ed efficiente. Alcuni esempi: conversione patente italiana 15-20 minuti, rimborso tasse circa 7 giorni e la dichiarazione la effettuo autonomamente dal mio PC in meno di un ora. Lati negativi veri e propri non ce ne sono, a parte lo stile di vita molto USA che può piacere o non piacere. Di negativo a mio parere è il sistema pensionistico. E’ vero che si pagano meno tasse, ma questo è anche dovuto al fatto che non si versano contributi per generare una futura pensione. Intorno ai 67 anni il Governo da a tutti $250 a settimana, come una sorta di pensione sociale. Il problema è che sempre più anziani iniziano ad avere problemi economici, legati ad un costo della vita che negli ultimi anni è aumentato parecchio. Un altro punto negativo è il mercato immobiliare. I prezzi delle case qui a Sydney sono assurdi e molti temono una bolla stile USA o Spagna. Anche l’economia è troppo legata alle miniere e può essere un tallone d’Achille. Qualche segnale di inizio crisi si inizia a percepire anche qui, dopo anni di boom economico falsato.

 

 

E per quanto riguarda il lavoro, quali sono le figure più ricercate?

 

Non sono un esperto, ma in generale sono ricercati ingegneri, geologi, medici ed infermieri. Altre professioni come muratore o carpentiere subiscono gli alti e i bassi del mercato, oltre alla concorrenza asiatica a basso costo. Avere una professionalità in ambito tecnico e una buona padronanza della lingua, può aiutare molto nel trovare lavoro in Australia. Talvolta bisogna essere disposti a lavorare nel deserto del West Australia o nelle zone rurali.

 

Per quanto riguarda l’iter dei vari visti, puoi spiegarci meglio, poichè li hai provati in prima persona?

 

L’iter per i visti, quello temporaneo prima e quello permanente dopo, erano stati supportati dal mio sponsor, il quale aveva pagato le tasse relative ed inoltrato le pratiche all’immigrazione australiana. Di mio, ho dovuto fare a mie spese, la traduzione dei documenti italiani (certificato di nascita, penale, residenza, laurea), la visita medica e il test d’inglese. Avendo avuto uno sponsor e per di più una multinazionale abituata già a questo tipo di iter, il processo per ottenere i vari visti è stato abbastanza facile. Ottenere un visto da indipendente è più difficile e lungo, specie con le nuove norme entrate in vigore a Luglio e possono volerci anche 2-3 anni. Non è così facile arrivare e poter restare in Australia. A Giugno di quest’anno, ovvero dopo più di quattro anni di residenza in Australia, di cui uno da residente permanente, ho potuto fare la richiesta di cittadinanza australiana, che è stata approvata. Ora sono in attesa della cerimonia di Giuramento, per poter essere cittadino a tutti gli effetti e richiedere il passaporto.

 

Cosa rimpiangi dell’Italia?

 

Mi manca naturalmente la mia famiglia e i miei amici, ma internet aiuta molto e il peso della lontananza si sente meno rispetto a 20-30 anni fa. Mi manca anche il cibo italiano, ma si può sopportare.

 

E cosa invece cambieresti dell’Australia?

 

Non saprei di preciso cosa cambiare, buttandola sull’ironia, dovrebbero mangiare meno aglio e cipolla e soprattutto mangiare meno e meglio.

 

 

Cosa hai imparato da questa esperienza di vita?

 

Prima di questa esperienza vivevo ancora con mia madre e per svariati motivi non ero mai riuscito, anche volendolo, a crearmi una mia indipendenza. Ora di punto in bianco ho dovuto imparare a vivere da solo, con pochissimi supporti esterni ed in un Paese in cui ancora non parlo molto bene la lingua. In precedenza non avevo viaggiato molto, a parte brevi viaggi in alcuni Paesi europei e non, ma soprattutto non avevo mai preso un aereo….ho fatto in poco tempo una cura d’urto. E’ stato molto importante il contatto con persone di altri Paesi, che mi ha permesso di ampliare i miei orizzonti culturali.

 

Cosa desideri per il tuo futuro?

 

Cose abbastanza comuni. Un partner, una casa, ovvero mettere in piedi la mia famiglia.

Per concludere vorrei aggiungere che l’emigrazione in Australia non era nei miei programmi. Quando arrivai qui, lo feci inizialmente con l’idea di fare una vacanza. Quando mi è stata offerta la sponsorizzazione, ho tentennato un poco prima di decidere ed inizialmente non ero molto convinto di questa strada. A farmi cambiare idea era stata una ragazza conosciuta nella scuola d’Inglese, della quale mi innamorai. Per lei ero ritornato in Australia con i documenti per la Sponsor Visa. Poi, come può accadere, la storia finì in fumo, ma continuai con l’iter per ottenere la residenza. Quando iniziai il nuovo lavoro in Australia, la mia idea era di fare al massimo i quattro anni del permesso e poi ritornare in Italia. Quando la situazione economica in Italia cominciò a degenerare, iniziai a pensare che era meglio lasciare una porta aperta con l’Australia e così iniziai l’iter per il visto Permanente. Nell’ultimo anno, mancando segnali positivi dalla mia terra natale, ho preso la decisione di chiedere la cittadinanza australiana, in quanto oramai penso che per molto tempo dovrò starmene dove sono e costruirmi una vita a lungo termine. Non sono un cervello in fuga (al massimo il poco cervello che ho, è rimasto in Italia), non sono scappato perché non ne potevo più dell’Italia o perché inseguivo un sogno. Sono finito in Australia senza volerlo e ci starò per un bel pezzo, contento o no. Proprio io che ho sempre cercato un lavoro il più possibile vicino a casa e che, ai tempi della scelta della facoltà universitaria, non avevo scelto Ingegneria Chimica, in quanto non avevo voglia di stare mesi lontano da casa a costruire impianti chimici….Le strane vie della vita.

 

pv**********@ho*****.com

 

A cura di Nicole Cascione