Alessandro, insegnante di Italiano a Budapest

 

Alessandro vive a Budapest da quasi cinque mesi, dopo essere stato un anno in Polonia, dove viveva con la sua ex ragazza. Un rapporto durato cinque anni, la cui fine gli ha dato la motivazione necessaria per un cambiamento radicale, che lo ha spinto a ricominciare da zero: “Budapest è sempre stata la città dei miei sogni, insolita, straordinaria, la Parigi dell’Est, come viene spesso definita, incantevole d’inverno e vivacissima d’estate. Non avevo alcun dubbio: questa era la mia destinazione”.

 

Alessandro di cosa ti occupavi in Italia? Ed ora invece di cosa ti occupi?

Nonostante abbia conseguito la laurea magistrale in Ingegneria delle Telecomunicazioni, le mie passioni sono sempre state la musica e l’inglese. L’università ha sicuramente rappresentato una parte importante della mia vita, ma sin dall’inizio dei miei studi sentivo l’esigenza di fare qualcosa di diverso e stare a contatto con la gente. Per cui decisi all’inizio di suonare come chitarrista in una rock band di Frosinone, la mia città natale, mentre dopo gli studi mi trasferii a Danzica, in Polonia, dove iniziai a lavorare come insegnante d’italiano. Qui a Budapest insegno sempre italiano.

 

In che modo e attraverso quali canali sei riuscito a trovare il tuo lavoro attuale?

Sia in Polonia che in Ungheria, il canale più utile per trovare lavoro è stato sicuramente internet. Attraverso la rete, infatti, ho trovato una lista di scuole private in cerca di insegnanti madrelingua.

 

 

Hai riscontrato molte differenze tra il sistema d’insegnamento italiano e quello dove operi attualmente?

Su questo non posso esprimermi molto, poiché insegno nel settore privato, ma posso dire che l’insegnamento delle lingue straniere nella scuola pubblica italiana è ancora legato allo studio ridondante della grammatica e a metodi obsoleti e poco efficaci, mentre all’estero si punta soprattutto alla conversazione e alla comunicazione orale.

 

Con quali difficoltà hai dovuto fare i conti durante il tuo trasferimento?

L’unica difficoltà è stata di natura psicologica, poiché, sebbene conoscessi già questa città e ne fossi perdutamente innamorato, venire qui è stato una sorta di salto nel buio e, si sa, cambiare dal giorno alla notte fa sempre paura.

 

Quali sono le maggiori differenze che hai riscontrato da un punto di vista culturale?

Gli ungheresi sono deliziosamente diversi da tutto il resto d’Europa. Parlano una lingua che non ha niente in comune con le altre, hanno un modo di ragionare difficile da comprendere; molto scherzosamente li definisco come dei “simpatici alieni”. Non esiste bigottismo in questo Paese, tutti sono diretti e non esitano ad esprimere un giudizio su qualcosa. Fortunatamente la Chiesa non ha alcun potere politico, a differenza di quanto accade in Italia o in Polonia, cosa che rende gli ungheresi liberi da stupidi pregiudizi e moralismi. Il livello culturale della popolazione è elevatissimo, basti pensare che quasi tutti i miei studenti appena maggiorenni parlano di storia e filosofia con la stessa facilità con cui in Italia gli adulti parlerebbero di sport.

 

Quali sono le bellezze del posto in cui vivi?

Oltre alle donne più belle del pianeta, ci sono un’infinità di meraviglie: dall’imponente architettura del Parlamento ai numerosi bagni termali, dall’Isola Margherita alla maestosa Piazza degli Eroi, per non parlare del Castello di Buda e dei tre ponti centrali della città, che di notte si trasformano in meravigliosi fasci di luce.

 

Come si vive a Budapest? Quali sono i pro e i contro del viverci?

I contro sono veramente pochi. La situazione politica non è certamente delle più entusiasmanti, poiché il governo ha accentrato il potere mediatico nelle proprie mani, ma non mi sembra corretto demonizzarla così come fanno i giornalisti in Italia e nel resto d’Europa, poiché non rappresenta affatto una minaccia per il Paese. I pro sono tanti, troppi, per cui citerò solo quello che mi ha veramente cambiato la vita, ossia il carattere della gente. Gli ungheresi sono liberi, accettano tutti e la loro ospitalità è straordinaria. Qui ho amici di tutte le età e ognuno di loro, compresi alcuni miei studenti, ha sempre il desiderio di invitarmi ovunque si organizzi qualcosa, dai concerti alle feste in casa. Il ragazzo con cui condivido l’appartamento è addirittura diventato uno dei miei migliori amici. A Budapest è impossibile sentirsi soli, le persone che ti vogliono bene non ti lasciano mai e questo per uno straniero è fondamentale.

 

 

Attualmente offre possibilità lavorative maggiori rispetto all’Italia?

Sembra assurdo, ma in un periodo di crisi come quello che sta attraversando l’Italia, Paesi come la Polonia o l’Ungheria sembrano offrire di più. Basti pensare ad una mia amica ungherese, che, pur parlando cinque lingue, l’unico lavoro che sia riuscita a trovare in un anno a Milano è stato quello di baby-sitter, mentre qui ora lavora presso un grande centro Vodafone e gode di un ottimo stipendio.

 

E’ un sogno di molti insegnare l’italiano all’estero. Ma quante sono le persone che all’estero sono interessate all’apprendimento della nostra lingua?

Tutto il mondo adora la nostra cultura e l’italiano rappresenta la quinta, se non la quarta, lingua più studiata. Se si è decisi, tutto ciò che occorre è semplicemente fare il biglietto di sola andata per il Paese che amiamo di più e avere un metodo d’insegnamento stimolante ed efficace. Tutto il resto sarà un successo.

 

Quali sono i motivi che spingono i cittadini di Budapest ad apprendere la lingua italiana?

Fortunatamente Ungheria e Italia sono legati da motivi storici, tra cui il matrimonio di Matthias Corvinus con Beatrice d’Aragona, la quale fu mecenate di artisti e letterati italiani, che furono invitati a Budapest per favorire la crescita della cultura rinascimentale anche in Ungheria. C’è poi da dire che personaggi del nostro cinema come Bud Spencer e Terence Hill sono qui venerati come dèi, eroi nazionali, e non di rado capita di girare per la città e vedere i loro film nei pub o ascoltarne le colonne sonore alla radio. Insomma, gli ungheresi adorano l’Italia, per questo la nostra lingua è così popolare.

 

Quali sono i tuoi progetti futuri? Tornerai un giorno in Italia?

Ho molti progetti per il futuro. Prima di tutto, ho in mente di girare un documentario sull’Ungheria quest’estate insieme a un mio studente: lo scopo è quello di mettere in risalto l’unicità della cultura del Paese, fatta di rare tradizioni folkloristiche e di un numero elevatissimo di personalità legate al mondo della scienza e dell’arte. Il mio grande sogno, invece, sarà quello di partire l’anno prossimo per gli USA, dove ho intenzione di rimanere tre mesi e scrivere il mio primo libro in inglese, una sorta di autobiografia. Ovviamente dopo il viaggio ritornerò immediatamente a Budapest. Per quanto riguarda l’Italia, non ho alcuna intenzione di tornarci, se non per qualche brevissima vacanza.

 

A cura di Nicole Cascione