Giuseppe, laureato in infermieristica, a Berlino ha trovato la sua dimensione

 

Ho deciso di trasferirmi a Berlino nel novembre del 2014, esattamente un mese dopo essermi laureato in infermieristica al Policlinico di Bari.Una scelta dettata dalla mancanza di lavoro per gli infermieri in Italia, dove per essere assunti nel pubblico bisogna superare concorsi ridicoli per un solo posto, con a volte addirittura 15mila partecipanti!”. Dopo aver risposto ad un annuncio di lavoro pubblicato su Facebook, in cui un’agenzia di reclutamento ricercava infermieri peruna clinica privata con sede a Berlino, Amburgo e Schlewig Holstein, la vita di Giuseppe è cambiata. Da circa un anno lavora come infermiere in una clinica a Berlino. Un contratto a tempo indeterminato, un corso di lingua pagato dalla clinica e condizioni di lavoro impensabili in Italia.

 

Giuseppe com’era la tua vita qui in Italia?

In Italia ho sempre lavorato dall’età di 16 anni, facendo il cameriere (con brevi parentesi da fabbro e da venditore ambulante in alcune stagioni estive). Purtroppo non ho mai avuto la possibilità di andare a lavorare fuori dal mio paese (Bisceglie), poiché ho sempre avuto debiti scolastici durante i miei anni al liceo e questo mi ha obbligato a frequentare dei corsi di recupero. Dall’età di 17 anni ho iniziato la mia carriera arbitrale nel calcio a 11, arrivando sino alla categoria "promozione". Lavoravo come cameriere, studiavo, facevo tirocinio e arbitravo. Sono sempre stato abituato a dormire poco, un po’ anche per il mio modo di essere, che mi ha spinto a voler sempre fare tutto, a non lasciare alcuna attività e soprattutto a ricercare sempre una mia indipendenza. Tutto questo mi è servito tantissimo, mi sono responsabilizzato maggiormente a differenza di alcuni miei coetanei che non hanno mai lavorato: purtroppo non tutti nascono con la "pappa pronta", ma questo è un discorso a parte…Ovviamente non mi sono mai fatto mancare il divertimento con amici e le vacanze, soprattutto quelle invernali poiché in estate lavoravo con più frequenza. 

 

Sei molto giovane eppure hai trovato il coraggio di mollare casa, famiglia ed amici per trasferirti in un altro Paese. Quali sono state le difficoltà che hai dovuto affrontare?

La maggiore difficoltà incontrata è stata sicuramente la lingua: cercare di farsi capire tra colleghi, al supermercato, negli uffici, non è stato affatto semplice. Tornavo a casa stanco mentalmente per gli sforzi fatti durante la giornata. Il tedesco è una lingua molto difficile, con suoni molto forti. Però basta studiarla un po’ e pian piano la si assimila. Anche dividere la casa con una collega, anche lei proveniente dal Sud Italia, con un carattere molto particolare, mi ha creato qualche difficoltà. Essendo figlio unico, non ho mai dovuto dividere nulla con nessuno, né tantomeno lei aveva mai vissuto con un ragazzo. Per concludere, l’infinita burocrazia tedesca, che ancora oggi mi tortura, è stata una difficoltà non di poco conto.

 

 

Com’è stata accolta la tua decisione dai tuoi familiari?

Mio padre sin dall’inizio era pessimista. Non voleva che partissi. Ha cercato sin da subito di farmi cambiare idea, cercando nel mio contratto cose che non andassero bene, qualcosa di "strano". Lui, abituato sempre a condizioni di lavoro ridicole in Italia, non riusciva a percepire qualcosa di migliore all’estero, qualcosa che in realtà corrisponde semplicemente alla normalità. Sono le condizioni di lavoro in Italia che io definisco "anormali". Mia madre, invece, ha pianto sin da subito. Lei è morbosamente legata a me, ma ha provato anche un senso di rassegnazione col passar dei giorni, dettato dal mio carattere che è sempre stato determinato.

 

Cosa ti è dispiaciuto lasciare in Italia e cosa invece hai trovato a Berlino?

A Berlino non ho la possibilità di vivere i miei genitori, i miei nonni materni, gli amici, il mare, la cucina italiana. Ma ricevo spesso visite da parte loro (vivo in una casa abbastanza grande che mi permette di ospitarli). In Italia ho lasciato l’arbitraggio, che ho comunque ritrovato qui, dopo aver trovato una certa stabilità. Qui ho conosciuto parecchie persone, ognuna di loro mi ha insegnato qualcosa, negativa o positiva che sia. In estate ci si accontenta delle piscine, dei laghi o magari ci si sposta ad Amburgo con amici per qualche giorno per poter, almeno in parte, immaginare il mare pugliese. Qui ho conosciuto anche un gruppo di tifosi del Bari (la mia amata squadra che seguo da quando sono piccolo), con cui abbiamo anche creato un club di tifosi baresi a Berlino. Ci incontriamo quando ci sono le partite del Bari (o anche in altre occasioni, anche solo per una birra), in un bistro che si trova a wittemìnbergplatz. Tra fidanzate e colleghi vari, siamo circa una ventina di persone. Abbiamo anche uno striscione con la scritta "Berlino", posto in tribuna allo stadio San Nicola di Bari, un simbolo che rende viva la nostra presenza anche a  2.000km di distanza. A Berlino ho trovato gente sicuramente più disponibile, che non bada alle cose materiali, ma solo allo stare bene. Persone che, a differenza di quanto si dica, non ritengo siano "fredde"; gente che non ama criticare, perché qui nessuno ha la "puzza sotto il naso".

 

Di cosa ti occupi a Berlino? E in che modo sei riuscito a trovare la tua attuale occupazione?

A Berlino lavoro come infermiere. Mi sono laureato il 23 ottobre 2014, già consapevole che non sarei riuscito a trovare lavoro in Italia, per via dei concorsi da un posto con 10-15mila partecipanti. Un giorno lessi un annuncio su facebook, una ragazza che lavorava per un’agenzia di reclutamento ricercava infermieri per una clinica privata con sede a Berlino, Amburgo e Schlewig Holstein. Inviai la mia candidatura e ricevetti una email due ore dopo. L’agenzia mi chiedeva se ero disposto a partire già a dicembre, e in quale Paese volessi andare. Ero scettico, chiamai l’agenzia per chiedere maggiori informazioni a riguardo. Mi dissero che da lì a breve sarei stato chiamato dalla clinica. Infatti due giorni dopo ricevetti a casa una telefonata, era la segretaria italiana della clinica tedesca, che aveva analizzato il mio curriculum giudicandolo idoneo e mi avvisava che tramite email mi avevano inviato una copia del contratto di lavoro a tempo indeterminato. Decisi di partire dopo le vacanze estive, e pur avendo accettato subito, passarono 15 giorni prima della firma del contratto. Non realizzavo ancora che avrei lasciato tutto e tutti in Italia e che la mia vita sarebbe cambiata con quel volo di sola andata. Mi assicurarono una casa (già arredata e con cauzione già pagata) e un corso di lingua intensivo di tedesco, anch’esso pagato da loro. Ho avuto la strada abbastanza spianata, non posso negarlo. Firmai un contratto di credito in cui affermavo che, dopo il conseguimento del certificato di lingua b2, sarei rimasto con loro a lavorare per almeno altri due anni, altrimenti avrei dovuto rendere indietro i soldi del corso di lingua. Al mio arrivo sono stato accolto benissimo dai colleghi, dalla direttrice e dai pazienti. Tutti hanno sin da subito cercato di aiutarmi con la lingua e con le pratiche burocratiche. Attualmente ho il certificato di lingua b2 di tedesco e sono stato promosso anche cm teamleitung (il coordinatore in Italia è il, l’ex caposala). Prossimamente scenderò in Italia insieme alla mia direttrice, per recarci presso alcune università, per reclutare nuovi infermieri. Qui sto bene. A volte si passa troppo tempo a pensare ai "se", "ma", "farò bene", "farò male" e intanto la vita ci scivola tra le mani. Bisognerebbe invece provare a buttarsi prima che sia troppo tardi, così magari invece di cadere si impara a volare.

 

Riguardo al mercato del lavoro, cosa puoi raccontarci? Ci sono a tuo parere, maggiori possibilità rispetto all’Italia?

Sicuramente ci sono maggiori prospettive lavorative qui. Sono presenti i job center, uffici in cui iscriversi se si ricerca lavoro e sono sicuramente più efficienti degli uffici di collocamento italiani. Poi ovviamente molto dipende dai titoli di studio, dall’età anagrafica, dalla conoscenza della lingua tedesca e soprattutto dalla volontà. Sconsiglio vivamente di venire in Germania per lavorare con imprenditori o dipendenti italiani (ci sono parecchie esperienze negative che ho visto attraverso alcuni amici). E poi tutto funziona benissimo, ma attualmente, non è difficile trovare qualcosa di migliore della situazione presente in Italia.

 

 

Per quanto riguarda la lingua, hai frequentato qualche corso in patria?

La clinica mi ha pagato un corso intensivo di lingua tedesca della durata di 8 mesi. Mi è servito tantissimo poter avere un insegnante madrelingua, ascoltare radio e tv in tedesco, parlare ovunque il tedesco. Ho frequentato un corso di 30 ore in Italia, ma è servito a ben poco se il tedesco lo parli solo a scuola. 

 

Quali sono gli angoli più belli di Berlino?

Berlino è fantastica. Possiede una storia moderna molto affascinante. Adoro moltissimo portare in giro per la città le persone che vengono a trovarmi. Da Alexanderplatz con il quartiere Nicolai, la porta di Brandeburgo con il parlamento vicino (reichstag), il muro, la piazza di Schiller…e gli infiniti club dove poter ballare musica house e techno. Per non parlare poi dei tantissimi parchi dove poter andare a bere una birra con amici, leggere un libro in riva a un fiume o solo restare a meditare.

 

Da un punto di vista culturale, quali sono le differenze maggiori che hai riscontrato?

Qui si investe molto nei giovani, in chi ha un titolo di studio importante. Una mentalità "imprenditoriale" completamente diversa. Berlino è un cantiere aperto, c’è sempre qualcosa in costruzione. Culturalmente non sono ancora in grado di trovare differenze enormi. Hanno giorni festivi diversi dai nostri, perciò festeggiano altre ricorrenze che non conosco ancora bene. La domenica qui è sacra, tutti i negozi sono chiusi, la città si ferma (tranne pub, ristoranti e club). Per via dell’efficienza dei mezzi di trasporto, la gente utilizza poco la macchina e molte volte si va in bicicletta. I tedeschi non amano molto stare a cena tutti insieme: credono che "le tavolate" si facciano solo quando c’è una ricorrenza (compleanni, ad esempio). Adorano bere birra in quantità esagerate.

 

Quali sono i pro e i contro del vivere a Berlino?

PRO: efficienza dei mezzi di trasporto, meno traffico rispetto all’Italia, più pulizia, la polizia esegue il proprio dovere senza far finta di "non vedere" come spesso accade in Italia, possibilità di crescita professionale e lavorativa.
CONTRO: temperature abbastanza rigide, burocrazia e fiscalità rigida e infinita, la lingua tedesca.

 

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto? Pensi di rientrare in Italia prima o poi?

Sogno, anche in un giorno lontano, di poter lavorare in un ospedale in Italia vicino casa, magari anche in un reparto di emergenza, per poter così essere più vicino ai miei cari. Credo che farò dei concorsi per entrare in strutture pubbliche italiane, ma solo se saranno con un numero cospicuo di posti. Sono comunque sicuro di rientrare in Italia prima o poi, ma per il momento sto molto bene qui.

 

Aufwiedersehen!

gi********@ho*****.it

 

 

A cura di Nicole Cascione

ULTIMI ARTICOLI

CATEGORIE

SEGUICI SU FACEBOOK

ISCRIVITI ALLE NEWSLETTER

SEGUICI ANCHE SU