Vita quotidiana in una startup berlinese

 

Mi chiamo Davide e da ormai tre anni e mezzo vivo a Berlino. Dopo la Laurea in Lingue e Comunicazione Internazionale ho vinto una borsa di studio Leonardo che mi ha portato nella capitale tedesca per un esperienza di stage in quello che ancora oggi è il mio settore di lavoro: una internet start up. Devo ammettere che prima di iniziare la mia internship nell’azienda di consulenza marketing online per cui ho lavorato fino allo scorso giugno avevo solo una vaga idea del mondo che c’è dietro e delle possibilità, anche lavorative, che può dare la rete. Da luglio ho iniziato a lavorare, sempre nel ramo del marketing online, per Shopalike.it, un centro commerciale virtuale attivo in 15 paesi e in continua espansione.

 

Respirare l’aria di una startup dell’e-commerce berlinese come ShopAlike è un’esperienza che cambia il modo di guardare al mondo del lavoro e delle aziende. Al carattere formale e alla rigida catena di comando che spesso caratterizza le realtà più tradizionali, si sostituisce una totale libertà di fare, di vestirsi e di contribuire alle sorti dell’azienda.

 

 

Sono le 9 del mattino e mi trovo nell’ascensore che mi porta in ufficio ogni mattina. Con la musica nelle cuffie ripenso mentalmente a tutto il lavoro che avrò da fare nel corso della giornata. Entrato nell’atrio sento nell’aria qualcosa di diverso. Seguendo un trenino di stagisti che portano avanti e indietro tavoli, sedie, piatti e bicchieri mi rendo conto che è il primo mercoledì del mese, il che vuol dire che nella sala ricreazione c’è un enorme buffet ad aspettarmi: è il giorno della colazione aziendale! Faccio appena in tempo a posare il cappotto che mi trovo già immerso nella folla, decine di ragazzi che parlano lingue diverse, che chiacchierano e che si divertono. Dopo un po’ riesco a scovare i ragazzi del team italiano che commentano insieme ai colleghi francesi i risultati dell’ultima giornata di campionato. Il mio team, quello italiano, è composto da ragazzi e ragazze giramondo. C’è chi come Antonio, il country manager trentenne, vive ormai da dieci anni in Germania ed ha alle spalle oltre che un’ottima formazione accademica, anche diverse esperienze lavorative importanti; chi come Giuseppe, uno degli stagisti, ha iniziato a lavorare presso ShopAlike dopo aver vissuto in Azerbaijan ed aver fatto uno stage per l’ambasciata italiana, salvo poi ricredersi sul suo futuro nell’ambiente diplomatico; e chi, infine, come Gabriele, impegnato nel marketing, che ha vissuto in Irlanda e che ha lasciato Torino e un contratto a tempo indeterminato per il semplice fascino della capitale tedesca. L’internazionalità è probabilmente uno dei fattori che più distinguono le startup di Berlino e noi italiani, a dispetto dell’opinione comune, siamo tra quelli che meglio si sono integrati in questa città. Da diversi anni esiste anche un network, Digitaly, che ha dato vita ad una comunità di italiani impegnati nel mondo digitale e di cui la maggior parte dei membri del mio team in ShopAlike fa parte. Anche io ho avuto la fortuna di studiare all’estero grazie al programma Erasmus e dopo essermi trasferito qui a Berlino ho potuto constatare un fatto che faticavo ad ammettere all’inizio della mia esperienza internazionale: di Italiani in gamba, con talento e voglia di fare ce ne sono eccome e ne ho avuto la conferma qui.

 

Durante la colazione vengo avvicinato anche dal nostro amministratore delegato, il quale dopo avermi chiesto gli ultimi sviluppi del mio lavoro, inizia a propormi mille idee su come fare di più e sempre meglio. In fondo il lavoro è sempre lavoro, anche durante la colazione. ShopAlike fa parte dell’universo Axel Springer, il più importante gruppo in Germania impegnato nel campo dei media, il che rappresenta un forte incentivo a lavorare sodo e ad avere in mente un modello imprenditoriale.

 

 

La mia mattinata scorre tranquilla, tra un caffè con il team, (tanti) meeting ed un occhio sempre vigile sulle statistiche del sito. Alle 2 è tempo di andare a pranzo. I team italiano e spagnolo sono quelli che pranzano più tardi, ma che, allo stesso tempo, portano con se i lunch box più belli e profumati, con buona pace delle insalatine dei nostri colleghi scandinavi. Io, invece, non rinuncio alla pizza, nemmeno a pranzo, così mi aggrego al mio team dopo essere passato dalla pizzeria, appena in tempo per l’immancabile sfida a calcetto. La competizione è altissima, sia tra noi italiani che con i colleghi spagnoli. In fondo questo è il momento più atteso della giornata, in cui ci si rilassa e ci si diverte da matti. Finita la pausa pranzo è tempo di rimettersi alla scrivania, nei negozi sono arrivate le prime collezioni autunnali e c’è da lavorare sodo per portare avanti le campagne pubblicitarie e rendere il nostro portale impeccabile per i visitatori.

 

A fine giornata decido di fermarmi ancora un po’ per una birra, tradizione ormai consolidata dell’azienda (siamo pur sempre in Germania!), e finché il tempo non sempre clemente di Berlino me lo concede, mi rilasso sul divano in terrazza scambiando quattro chiacchiere con Lina, una ragazza tedesca che a soli 25 anni è già una delle coordinatrici internazionali di un team di 120 persone. L’argomento delle conversazioni è spesso legato al nostro lavoro, perché, nonostante la grande informalità e la flessibilità, sono i risultati quelli che contano alla fine.

 

Ma tutto è molto più semplice con una birra ghiacciata in mano.

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