Laura B, il lusso della maglia metallica viaggia in tutto il mondo partendo da Barcellona

 

Laura Bortolami, romana 50 anni, è da quasi 18 a Barcellona. Una vera globe-trotter, Laura, dopo medie e liceo a Torino (dove nel frattempo la famiglia si era spostata), consegue la sua laurea in traduzione specializzata in diritto ed economia in Svizzera. Messa la laurea nel cassetto (ma le lingue le serviranno, eccome!), Laura ha vissuto in Francia e in giro per il mondo, fino a che non ha deciso di stabilirsi a Barcellona.

Qui la sua azienda di accessori di lusso – Laura B Collection Particulière – decolla e Laura diventa “la signora della maglia metallica”. I suoi gioielli e le sue borse si vendono nelle migliori boutique in Italia, Francia, Spagna, Stati Uniti, Giappone, Australia, Canada, Grecia e Singapore. Laura riesce a combinare la sua attività d’imprenditrice e quella di madre a tempo pieno di una bella bimba di 8 anni, Lea.

 

Il suo showroom si trova nel Poble Nou, il nuovo quartiere tecnologico di Barcellona.

 

Come nasce Laura B?

 

Nasce a Milano, dove ho fatto le mie prime esperienze nella moda e poi, in concreto, ad Avignone in Francia. All’inizio disegnavo solo gioielli. A Barcellona ho iniziato a specializzarmi nella maglia metallica che è diventato il materiale signature di Laura B e con questo, oltre ai gioielli, sono nate le prime cinture (per uomo e donna) e le borse.

 

Come si è sviluppata la tua azienda?

 

Sono sempre stata da sola, soprattutto in Francia. Diciamo che l’azienda è nata assolutamente per caso. All’inizio lavoravo solo con il supporto di un gioielliere (per la parte tecnica). Poco a poco, siccome l’attività iniziava a svilupparsi, ho cominciato ad assumere del personale e oggi siamo in 9. In un primo tempo combinavo quest’attività con il mio lavoro di Milano: curavo le vendite di Dolce&Gabbana. Alla fine, ho dovuto fare una scelta e decidere se continuare in D&G – di fronte a un’offerta di occuparmi dell’ufficio di New York – o continuare ad investirmi in Laura B; le due cose assieme non erano più compatibili. E così ho deciso di dedicarmi al 100% alla mia azienda e trasferirmi, armi e bagagli, a Barcellona.

 

Torniamo all’azienda, hai avuto dubbi, difficoltà a mettere su un’attività per la quale, tutto sommato, non eri “tecnicamente preparata”?

 

Guarda, onestamente all’inizio nessuno ci credeva troppo, soprattutto in famiglia. Io sono cresciuta credendo di non essere per nulla creativa e non so disegnare! All’inizio lavoravo da sola e mi occupavo personalmente della parte manuale, col tempo ho imparato a comunicare e a spiegare le mie idee agli altri per poterle realizzare senza passare per il disegno su carta.

I tuoi gioielli e le tue borse si vendono in Spagna e all’estero? Quali sono i mercati in sviluppo?

 

Vendo in tutto il mondo e la maggior parte dei miei clienti è quasi tutta al di fuori della Spagna. Ed è questo quello che mi ha salvata. Il mercato maggiormente in sviluppo in questo momento è l’americano. Mantengo sempre bene il Giappone, la Russia, I Paesi Arabi. Di solito vendo tramite rappresentanti o partecipando alle principali fiere del settore (Parigi e Milano). Quando posso, vado direttamente a incontrare i proprietari delle boutique selezionate.

 

Come definiresti le tue creazioni?

 

Sono prodotti artigianali e rappresentano un “lusso semplice” ma con molta attenzione al dettaglio.

 

Come vanno gli affari negli ultimi tempi. Hai risentito della crisi economica che non riguarda solo la Spagna, ma è quasi mondiale?

 

Diciamo che Laura B, nonostante lo scarso budget dedicato alla pubblicità, è un marchio che “esiste”. Le mie creazioni sono riconosciute come un “prodotto di stile” che piacciono e sono vendute in negozi dove vengono proposti Chanel, Gucci, Prada, Louis Vuitton, Balenciaga. Ora quello che vendo molto bene sono le borse. Dal costume jewellery, o meglio fashion jewellery (gioielleria creativa e a se stante nel panorama gioiello), dove il punto di forza era proprio la maglia metallica, sono passata a focalizzarmi maggiormente sulle borse. A volte mi capita di collaborare con stilisti che mi richiedono consulenze per la maglia metallica. Ad esempio, ho lavorato per Jean-Paul Gaultier. Il cravattino in metallo è uno dei pezzi forti delle mie collezioni e quello più noto perché lo indossano spesso DJ famosi e Rock Star.

La crisi, ovviamente, si sente perché tutti sono più cauti, ma per il momento il lusso tiene. Sono fortunata.

 

Difficoltà o facilità nel fare impresa in Spagna?

 

Il mio settore non è molto premiato in Spagna. Lavorare da qui nella moda non è particolarmente più incentivante rispetto all’Italia o alla Francia. Bisogna arrangiarsi un po’ da sé. Non ci sono i materiali, ad esempio, e quindi devo comprare all’estero.

Come selezioni il tuo personale?

 

Il personale rispecchia l’azienda e le sue esigenze. Da noi si deve parlare molto bene inglese, in primis. Il mio staff è molto internazionale, l’unica spagnola è la mia assistente, una ragazza di origine basco-catalana. La maggior parte dei miei fornitori è italiana, dunque si parla un po’ tutti italiano ed eventualmente francese.

 

Una gamma di prezzi alla vendita delle tue borse e dei gioielli?

 

In negozio una mia borsa può andare in media dai 600 ai 1.200€; un gioiello dai 200 ai 450€.

 

A un certo punto, nel ’95, ti sei trovata a un bivio della tua carriera e hai scelto Barcellona versus la “tentacolare” New York. Su che cosa si è basata la tua scelta?

 

Io sono arrivata proprio nel momento d’oro di Barcellona. Era l’epoca post-olimpica; l’aria era frizzante e carica di energia creativa. Mi sono stabilita nel quartiere Gotico, una zona che prometteva di trasformarsi nella Soho o nella nuova Brera … questa era la mecca per gli stranieri che decidevano di stabilirsi in città. E poi c’erano il mare, il sole …

 

Secondo te Barcellona ha mantenuto le “sue promesse”?

 

In questo momento Barcellona sta vivendo una certa decadenza, sia per questioni economiche, sia perché tutto quello che era il movimento giovanile, artistico, di musica e di avanguardia si è spostato a Berlino. Barcellona oggi non è più tra le mete del pellegrinaggio “giovane”, che veniva qui per scoprire e, nel contempo, apportava alimentando il “mito” della città. Le promesse non sono state mantenute. In qualche modo il progetto di centro storico, così com’era stato pensato negli anni ’90, è fallito. Non so che cosa sia successo, ma quella Barcellona non esiste più.

 

Come la vedi l’Italia da Barcellona?

 

In questo momento un po’ triste. Le notizie che arrivano sono preoccupanti. Se prima, rispetto alla Spagna, l’Italia era la sorella maggiore, la nazione più avanti, più dinamica e bella … ora l’Italia soffre e cadendo dall’alto si soffre di più. Anche la Spagna soffre, però la sua traiettoria storica non è quella dell’Italia, per cui la sua sofferenza non è allo stesso livello.

 

Continuerai a vivere a Barcellona, nel Gotico?

 

In questo momento non penso di andarmene o cambiare città, soprattutto per questioni di famiglia. Il Gotico resta per me un bel quartiere dove vivere, anche perché mi permette di stare vicino al mare, uno dei grandi atout di Barcellona.

 

www.laurab.info

 

Laura è protagonista di una puntata di Vivo Così – Italiani nel Mondo:

 

www.youtube.com/watch?v=7EdZ2CSLLPY&list=UUQX3LCrmEjd4QEwwM6-DgZQ&index=1

 

A cura di Paola Grieco

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