“Le meraviglie”, le nuove guide di Fazi Editore dedicate ai paesi esteri

 

Nell’ultimo periodo si è verificato un aumento esponenziale di gente che ha deciso di lasciare l’Italia per trasferirsi all’estero. Da qui l’idea della Fazi Editore di creare la collana “Le Meraviglie”, una collana costituita da “Guide” di alcuni Paesi esteri, testi in cui è possibile trovare informazioni pratiche sugli aspetti burocratici e logistici, sui vari aspetti della vita quotidiana come la ricerca di un alloggio o la copertura sanitaria e molto altro ancora. Sono Guide rivolte a tutti coloro che sognano di cambiare vita e trasferirsi all’estero o che hanno, comunque, voglia di vivere nuove esperienze e cercare nuove opportunità. Alice Di Stefano, editor di questa collana, ci racconta qualcosa in più sul progetto.

 

Alice, come e quando è nata l’idea di creare questa collana?

 

L’idea è nata un paio d’anni fa, quando lessi il dattiloscritto di “Strano ma Londra” di Mattia Bernardo Bagnoli, corrispondente dell’ANSA e autore della prima guida della serie Le Meraviglie-GUIDE. Avevo sempre nutrito una passione speciale per le guide “insolite” e quella mi colpì. Mi sembrava interessante poi dare il via ad un progetto più ampio con libri che fossero in grado di fornire informazioni molto pratiche (e diverse rispetto alle guide tradizionali), ma anche stimolanti dal punto di vista specificamente narrativo. Il tono che caratterizza tutte le uscite della collana infatti è improntato alla massima leggerezza: con fare discorsivo, a volte proprio narrativo (nonché condito di humour), gli autori raccontano la loro città d’adozione, coinvolgendo a tal punto il lettore nell’atmosfera del Paese descritto che a fine libro si è quasi tentati di partire per andare a verificare di persona.

 


 

Al momento su quali Paesi state puntando la vostra attenzione e perché?

 

In questo momento i Paesi più interessanti sono quelli meno toccati dalla crisi o addirittura in crescita evidente: Paesi ricchi, pieni di possibilità anche dal punto di vista meramente lavorativo. Passare un periodo all’estero, si sa, è utile per tutti ma adesso più che mai. Non solo: in qualche caso, un’esperienza simile potrebbe diventare persino necessaria, dato l’alto tasso di disoccupazione giovanile presente in Italia.

 

Quali sono gli argomenti trattati nelle guide?

 

Sono senz’altro argomenti legati alla vita reale, con istruzioni pratiche su come cavarsela anche solo dal punto di vista burocratico o logistico, consigli sulla lingua oltre che vere e proprie “dritte” per aggirare inutili ostacoli e riuscire a districarsi di fronte agli eventuali pericoli. Sono guide di “sopravvivenza” per chi, per un periodo o per sempre, decidesse di trasferirsi all’estero, guide sui possibili disagi che, specie nei primi mesi, si potrebbero incontrare andando a vivere in un Paese straniero. In più, in ognuna delle guide, c’è una descrizione della città fatta dal punto di vista dell’autore che, di volta in volta, cerca di immedesimarsi nelle esigenze di un italiano, catapultato di colpo in quella nuova dimensione.

 

E a chi intendete rivolgervi?

 

A chiunque fosse tentato da un’esperienza all’estero. Nei vari libri ci sono le sezioni dedicate rispettivamente a chi vuole passare in città solo un breve periodo (es. da 1 a 3 mesi), ai più coraggiosi che hanno già preventivato un soggiorno più lungo, fino a chi avesse intenzione di restare, aspirando addirittura alla cittadinanza. Un periodo all’estero è formativo per tutti, ma c’è chi lo intraprende per studio, chi per lavoro e chi per sondare un posto diverso in cui vivere con la propria famiglia. I libri sono studiati per tutte le categorie oltre per chi fosse semplicemente interessato all’argomento o per il turista in cerca di un testo più “vero”, sperimentato sul campo. Nella parte dedicata alle varie zone della città, ad esempio, sono indicati anche i ristoranti o i locali preferiti dagli autori, con qualche suggerimento in più su posti meno noti o particolari.

 

Che tipo di riscontro state ottenendo?

 

Molto buono. Chiunque legga questi testi li trova sempre molto utili oltre che di grande stimolo per recarsi direttamente nei Paesi descritti. In casa editrice riceviamo tantissimi messaggi da parte dei lettori nonché di persone che vorrebbero contribuire materialmente alla collana. Così, in maniera quasi spontanea, ho trovato gli autori delle prossime guide.

 

Dove sono acquistabili le guide?

 

I libri sono acquistabili in versione cartacea in tutte le librerie e in ebook su tutti i negozi online (Amazon, ITunes, Kobo, Ibs, BookRepublic, ecc.). Il formato digitale, in particolare, favorisce l’interattività e la possibilità di sfruttare al meglio i link utili, consigliati a ogni fine capitolo nelle guide.

 

Novità sui prossimi argomenti? Quali saranno i Paesi trattati nelle prossime guide?

 

La novità maggiore sarà quella della variante “con famiglia”. Paolo Re, musicista e non solo, sta preparando in particolare la guida per Auckland e la Nuova Zelanda sulla base del suo sito My Family goes to, già ispirato a un modo diverso di vivere e viaggiare per il mondo. Trasferirsi per lavoro unendo il gusto di farlo con la famiglia e a volte per la famiglia (in posti magari naturalisticamente favorevoli) sarà il nuovo traguardo, specie per chi è pronto a sintonizzarsi con un modo tutto nuovo di prendere e vedere la vita.

La prima Guida riguarda Shanghai, capitale economica della Cina, meta ogni anno di migliaia di persone. Il libro “Shanghai (mai dire mai)”, scritto da Michele Soranzo, non solo si concentra sulle caratteristiche fisiche del Paese, ma fornisce moltissime informazioni pratiche, rivolte a tutti coloro che intendono trasferirsi o soggiornare per un certo periodo nella grande metropoli asiatica.

 


 

Michele perché la tua scelta è ricaduta su Shanghai?

 

Avevo vinto una borsa di studio per un anno in un’università di Shanghai nel 1989, così, quando ho deciso di tornare in Cina nel 2002 è stato naturale scegliere ancora questa città, anche perché era in pieno sviluppo e offriva maggiori prospettive. Avrei potuto scegliere Pechino, poiché c’ero stato l’anno prima per un altro corso, ma il feeling con Shanghai era più forte, mi aveva affascinato la commistione tra oriente-occidente insita in ogni parte, un posto irreale e familiare al tempo stesso.

 

Di cosa tratta il tuo libro?

 

Prima di tutto non è una guida nel senso tradizionale. Da tempo avevo l’idea di realizzare un formato diverso in cui raccontare quello che sapevo della città, ma non riuscivo ad individuarlo, finché non sono capitato per caso nella collana di Fazi. Non è una guida ma nemmeno un manuale, piuttosto un racconto in presa diretta su fatti, personaggi e storie di Shanghai, con un occhio sempre rivolto alle necessità di chi si trasferisce, quindi informazioni pratiche sui vari aspetti della vita in questa metropoli, un portare a spasso chi legge nella quotidianità di una grande metropoli asiatica.

 

Come hai reperito tutte le informazioni necessarie alla realizzazione della guida?

 

È un po’ il risultato di circa otto anni di attività con il sito www.vivishanghai.com, dove forniamo consigli, indicazioni e guidiamo tanti che arrivano in Cina e a Shanghai in particolare. Siamo un piccolo team che raccoglie informazioni da siti, giornali, testimonianze di persone e via dicendo. Naturalmente quando scrivi un libro ti accorgi che quello che sai va aggiornato il più possibile e verificato non una, ma cento volte e in questo caso anche raccontato, non è certo stato un copia-incolla, anzi direi che ora c’è molto di più nel libro che nel sito.

 

A chi è rivolta?

 

Non essendo una guida nel senso tradizionale forse non è proprio rivolta a quel tipo di turista che cerca solo indirizzi e recensioni di dove andare e cosa fare, anche se mi ha già scritto gente che ha letto il libro per pura curiosità e che forse non verrà mai a Shanghai. Infatti è piuttosto narrativo. Diciamo che è pensato sia per chi è curioso di sbirciare dentro realtà che non si conoscono troppo e sia per chi invece deve trasferirsi a Shanghai per un periodo breve o lungo e desidera quindi sapere come prepararsi e magari sapere in anticipo se è il posto giusto per sé.

 

Shanghai è una meta ambita? Cosa è in grado di offrire rispetto all’Italia?

 

Premesso che l’Italia è un Paese meraviglioso dove vivere e che Shanghai ha aspetti positivi e altri meno piacevoli per uno straniero, quello che offre al momento a tanti è un senso di speranza – leggi ottimismo – e avventura ogni giorno, cosa che da noi purtroppo si avverte sempre meno. Da un rapporto della Fondazione Migrantes che uscirà in autunno, si capisce che la Cina è la meta preferita di migliaia di italiani che si recano in Asia per lavoro e il trend è in crescita costante. Quando dico Cina si intende per la maggior parte dei casi Shanghai. Uno dei motivi per cui attrae così tanto è la sua esoticità unica di città-porto e di varco tra due universi e poi il senso di libertà – forse libertinaggio, addirittura – che trova un laowai (uno straniero) qui; la facilità con cui incontrare persone asiatiche, occidentali o di altre culture ancora, le occasioni per ogni attività, la mobilità e il dinamismo che ti apre diverse porte e non ultimo le particolarità della gente e le loro vite che a me ricordano molto quelle dell’Italia negli anni ‘70. Qui si rimescolano le carte più facilmente, c’è un senso generale di potenzialità, di crescita personale, carriera, futuro che non sento nel mio Paese, purtroppo.

 

Cosa ti piace di più di questa città e cosa proprio non sopporti?

 

Dicevo prima che personalmente mi attrae l’idea di non-luogo che offre Shanghai, è difficile dire che si trova in Cina, a me sembra di stare su un’enorme piattaforma sull’oceano. Mi piace l’atmosfera di metropoli dove tutti ti guardano ma nessuno ti vede, la facilità di aggregarsi ma anche di separarsi dal resto della gente, anche il senso di solitudine ma senza vergogna o colpa: ti può capitare di cenare da solo in un ristorante, magari una tavola calda giapponese e di sentirti completamente a tuo agio, poi quando ne hai abbastanza di stare da solo basta che ti guardi intorno e vedi una o uno con cui dire due parole, è normale, nessuno si sente infastidito. Una cosa che mi piace meno è l’inquinamento, certi giorni l’aria è davvero pessima, e il non rispetto dello spazio altrui, gente che ti urta, che ti spinge e che ti urla addosso, ma tutto ciò non è dovuto alla calca, sono stato a Tokyo che mi pare molto più affollata, ma la gente non ti sfiora nemmeno.

 

Che cosa consigli a chi pensa di trasferirsi a Shanghai?

 

La prima cosa che consiglio è di leggere il libro ovviamente! Insomma, di informarsi un poco prima su cosa potrà trovare, su siti, riviste, tv, importante che siano fonti vere e né troppo ottimistiche né drammatiche. Ricevo spesso mail di gente in arrivo, che passa dall’entusiasmo alla disperazione, senza vie di mezzo. Meglio non avere grosse aspettative e scoprire la realtà qui poco per volta, il che vuol dire in poco tempo perché a Shanghai tutto va a mille, comprese le relazioni umane. Portarsi dietro poco bagaglio, sia fisico che mentale e riempirsi la valigia qui.

 

 

Un’altra meta ambita da molti è il Brasile, Paese che sta attraversando un periodo di forte crescita economica in vista dei Mondiali 2014 e delle Olimpiadi del 2016. Attilio Caselli dal 2002 vive stabilmente a Rio de Janeiro e ha deciso di dedicare una “guida” ad uno dei centri più dinamici e popolosi del Sudamerica, sede dei maggiori network televisivi e società di produzione cinematografica e musicale. Così nasce “Mio Rio!”, una guida pratica per muoversi nei quartieri più difficili e trovare i luoghi dove poter mangiare la miglior feijoada o trovare i biglietti per il Maracanà e gli indirizzi per parchi, musica, locali, spiagge.
 

Attilio perché il titolo “Mio Rio!”?

 

Il perché andrebbe forse chiesto ad Alice, visto che è stata lei a propormelo. Quando ho iniziato a scrivere, circa un anno fa, non mi sono proprio posto la questione titolo anche perché sono dell’idea che debba uscire un po’ da solo, mentre si scrive. Poi Alice me lo ha proposto ed io l’ho trovato subito adatto e adeguato alla mia storia con questa città. Quando sono venuto qui per la prima volta, nell’ormai lontano 1998, mi sono sentito da subito a casa, è stato un po’ come se ci fossi già stato.

 

Perché proprio il Brasile?

 

Non è stato difficile scegliere: mia moglie è figlia di italiani, ma è nata e cresciuta in Brasile. Il resto potete immaginarvelo: da bravo maschio latino, nel 2002, le ho imposto di trasferirsi nella sua terra natia. Ok, forse, riguardo all’imposizione non è andata proprio così, ma è vero che ho sempre pensato fin da piccolo che mi sarebbe piaciuto andare a vivere in un altro Paese ed ora eccomi qua!

 

Quali sono gli argomenti trattati nella guida?

 

Non so perché, ma ho dei problemi a chiamare Mio Rio! una guida, forse perché mentre lo scrivevo mi dicevo ripetutamente che non stavo scrivendo una guida e che perciò non dovevo dare informazioni turistiche. Penso che sia più corretto chiamare Mio Rio! un manuale di istruzioni su come trasferirsi a vivere a Rio. Conseguentemente gli argomenti trattati sono tutti quelli attinenti a realizzare un simile proposito: dal visto di residenza alla ricerca di un alloggio, dalla collocazione professionale alla copertura sanitaria. Ho cercato di confezionare un vademecum che potesse essere utile a tutti, a prescindere dalla loro età e dalla loro stato civile. Questo ovviamente perché un pensionato o una famiglia hanno esigenze differenti rispetto ad un ventenne ed anche le vie legali e burocratiche da seguire cambiano sostanzialmente a seconda della condizione dei richiedenti.

 

Come sei riuscito a reperire tutte le informazioni utili per la realizzazione della guida?

 

Al 90% le informazioni che riporto in Mio Rio! vengono dall’esperienza personale mia o di amici. Il resto me lo sono andato a cercare tramite internet (ovviamente) e telefonicamente.

 

Ti sei avvalso dell’aiuto di qualche collaboratore?

 

No, nessuna collaborazione nel caso di Mio Rio!. E’ tutta farina del mio sacco!

 

Cosa è in grado di offrire attualmente il Brasile?

 

Storicamente il Brasile è un Paese che ha sempre offerto molto a chi vi si trasferiva. Certo i tempi sono cambiati e così le modalità e le caratteristiche. Ma se la forma è differente, non lo sono poi così tanto i contenuti!

 

In che senso?

 

Nel senso che l’emigrazione italiana verso il Brasile è sempre stata (e lo è tutt’oggi) una emigrazione qualificata. Non lasciamoci ingannare dalle immagini degli emigranti con i vestiti rattoppati e le valige di cartone tenute insieme da giri di spago, quegli emigranti erano per la maggior parte gente che aveva un know how, come agricoltori o come artigiani o come manovali o falegnami e via dicendo. Rispetto al brasiliano quegli emigranti erano forza lavoro altamente specializzata. La stessa cosa avviene anche oggi, solo che invece di braccianti, agricoltori o artigiani, che anche in Italia ormai scarseggiano, vengono laureati in tutte le discipline e/o professionisti già formati, in entrambi i casi si tratta di individui altamente specializzati. Una delle prime cose di cui mi sono reso conto quando mi sono trasferito in Brasile è di quanto sia ampia la cultura che noi italiani ci portiamo dietro, grazie al semplice fatto di essere nati in Italia, un Paese dove da millenni si costruisce, si coltiva, si studia, si scrive, si dipinge e si compone musica. Finché ero in Italia davo per scontato qualcosa che non lo è affatto. Solo per il fatto di essere nati in Italia abbiamo la capacità di discernere quando una cosa è ben fatta, armoniosa, quando un paesaggio o un vestito o un oggetto qualsiasi è bello. Sembra una cosa da poco, ma non lo è affatto: avere dei termini di paragone è indispensabile per qualificare, classificare e darsi un punto di arrivo.

 

Quindi mi sembra di capire che il Brasile è una terra che può offrire molto…

 

Come in altri periodi storici anche in questo momento il Brasile ha molto da dare. A dispetto della crisi economica dilagante, il Paese è tutt’ora in crescita e le istituzioni stanno intelligentemente tentando di investire molto nella cultura e nella ricerca, gli unici beni che forse non abbondano in questa terra ricchissima e immensa, beni che a dispetto della miopia e dell’incompetenza dei politici del Belpaese, ancora si trovano in grandi quantità in Italia.

 

Pro e contro dell’andare a vivere in un altro Paese:

 

Come ho detto prima, sicuramente la leggerezza e la spensieratezza che ti dà il fatto di essere in un posto in cui nessuno ti conosce e che quindi ti permette di re-inventarti, di essere valutato non per quello che sei stato fino a quel momento, ma per quello che sei al momento. Questa è una condizione che è ovviamente destinata a scomparire, ma che nei primi momenti ti colloca in una specie di stato di grazia, di apertura alla novità, che è molto stimolante e gradevole e che può portarti a costruire realmente un nuovo modo di essere. Non dimentichiamoci poi che assimilare una cultura differente, vuol dire inevitabilmente aprire nuovi orizzonti, allargare le proprie vedute e conoscenze. Come contro c’è il fatto che non avrai attorno a te una società di cui conosci istintivamente le modalità e le regole e il che ti porterà inevitabilmente a compiere degli errori di valutazione. Ma non preoccupiamoci, come dice il proverbio: sbagliando si impara.

 

www.lemeraviglie.net

in**@le**********.net

 

A cura di Nicole Cascione

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