Il Songkran, ovvero quando una festa religiosa diventa una guerra di gavettoni

Il Songkran ovvero quando una festa religiosa diventa una guerra di gavettoni

 

Quanti modi conoscete per festeggiare il nuovo anno? Fuochi d’artificio , champagne , conto alla rovescia, party …. e poi?Che ne direste di un bel gavettone, anzi, tanti bei gavettoni ininterrotti per 4 giorni?

 

Questo è quello che potrebbe capitarvi un giorno se vi trovaste nel sud-est asiatico durante il nuovo anno buddista che si celebra a metà aprile (il periodo notoriamente più caldo e umido in quelle zone) che precede la lunga stagione delle piogge. In Tailandia viene chiamato Songkran, ma è più comunemente conosciuto come Festival dell’Acqua dagli occidentali. La festa più grande viene celebrata per ben 6 giorni a Chiang Mai, nel nord, dove gli abitanti e visitatori da tutto il mondo si danno appuntamento per festeggiare a suon di secchiate, pistole ad acqua, innaffiatoi e altre acquatiche armi questo originale capodanno.

 

Per rispettare la tradizione buddista, bisogna lavare la casa, le statue di Buddha e simbolicamente le cattive azioni dell’anno passato e l’anima di colui che viene “innaffiato”. Questi giorni, alimentati da un caldo torrido e soffocante che tocca ripetutamente i 40°, diventano pura follia collettiva e così oltre alle normali secchiate d’acqua, non è raro ricevere acqua mischiata con farina, inchiostro indelebile, secchiate di ghiaccio o acqua schizzata da proboscidi di elefanti!

 

 

Mentre per noi visitatori è l’ennesima occasione per fare baldoria, per i buddisti è un po’ il loro Natale, un’occasione per rivedere la famiglia e spostarsi nei villaggi natii. I templi vengono addobbati a festa con ricchi banchetti e offerte dei fedeli . Il primo giorno viene portato del cibo e si ascolta il messaggio del Dharma ( una pratica buddista di “prevenzione sui problemi della vita” ) recitato da un monaco mentre il secondo giorno si porta della sabbia che simboleggia la costruzione di un nuovo tempio. Negli altri giorni invece si portano le statue del Buddha fuori dal tempio ed esposte al pubblico, oppure vengono portate in giro su vetture o altri mezzi per poter essere lavate dai fedeli secondo un rito di purificazione.

 

In Tailandia il Songkran è particolarmente sentito ed essendo una festività lunare ( come la nostra Pasqua) non ha delle date precise ma cambiano ogni anno. Certamente questa tradizione rivela lo spirito di ospitalità, calore, generosità e rispetto della popolazione tailandese, ma negli ultimi anni è stata maggiormente festeggiata e pubblicizzata dalla promozione turistica operata dal governo per attrarre più turisti e quindi profitti da ogni parte del mondo.

 

Restare asciutti è praticamente impossibile a meno che non decidiate di rimanere tutto il giorno nella vostra stanza , ma d’altronde perché dovreste? non fate come i gatti e preparatevi ad essere costantemente bagnati. Prendetela con filosofia e armatevi di vestiti pratici, pistole ad acqua e buon umore. State per partecipare alla più grande battaglia d’acqua del mondo!

 

 

La mia scoperta su questa festa religiosa mi ha quasi fatto vergognare. I festeggiamenti , o meglio le “prove idriche” iniziano qualche giorno prima dell’inizio ufficiale ( un po’ come i nostri fuochi d’artificio che vengono esplosi anche giorni prima del 31 dicembre). In quei giorni mi trovavo a Luang Prabang, una cittadina nel nord del Laos. Attraversavo la strada a qualche metro dalle strisce pedonali e in quel momento passò una macchina nell’altro senso. Uno dei passeggeri abbassò il finestrino e mi colpì con la pistola ad acqua dicendo qualcosa per me incomprensibile tra l’approvazione degli amici. Non potevo sapere che in quel momento invece che uno scherzo goliardico stavo ricevendo una benedizione e così mi ritrovai in mezzo alla strada a imprecare pensando di aver ricevuto una sorta di punizione per non aver rispettato le regole stradali. Ovviamente mi son vergognata come una ladra quando, riferendo la scena ad un altro turista, questo mi ha spiegato tra le risate il perché di quel gesto apostrofando il tutto con un “ voi italiani … ogni scusa è buona per alzare la voce !”

 

Dedicato a chi mi ha quasi fatto “annegare” a Pai e gettato cubetti di ghiaccio nella schiena. Ci rivediamo il prossimo anno …

 

Silvia Muscas

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