Testimonianze: lavorare come architetto in Spagna e in Francia tramite il Programma Leonardo

 

 

Alcuni giorni fa vi avevamo parlato del Programma Leonardo, di cosa si tratta e del fatto che permetta a giovani neo-laureati (ma non solo) di svolgere un tirocinio formativo in un paese dell’Unione Europea, mettere a frutto le proprie capacità lavorative e di acquisirne di nuove.

 

A tal proposito, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con due giovani architetti, Anna e Nicola, che stanno lavorando rispettivamente a Parigi e a Valencia e che ci hanno brevemente raccontato la loro esperienza con il Progetto Leonardo, che tipo di lavoro stanno svolgendo, quali sono le loro impressioni su questo programma di apprendimento permanente e che aspirazioni hanno per il loro futuro.

 

Anna e Nicola, è la prima volta che vi trovare all’estero per studio o per lavoro?

 

Anna: No, non è la prima volta. Durante gli anni dell’ Università, precisamente durante il quarto anno di studi, decisi di svolgere un anno all’estero tramite il Progetto Erasmus. Inoltre, una volta tornata in Italia e terminati poi gli studi, nel 2010, ho vissuto negli Stati Uniti per tre mesi, periodo che mi ha concesso di assistere da vicino al lavoro di uno studio di architettura in Florida che si occupa prevalentemente di allestimento d’interni.

 

Anna, dove hai svolto il Progetto Erasmus e com’è andata?

 

Anna: Ho scelto di trascorrere il mio Erasmus a Ruen, in Alta Normandia, e devo dire che è stata un’esperienza che mi ha davvero aperto gli occhi. Quello che normalmente si desidera dall’Erasmus è che ti dia la possibilità di vedere e toccare con mano qualche cosa di diverso da quello che si studia tutti i giorni nelle aule universitarie, e per me è stato proprio così. Infatti, l’Erasmus mi ha concesso di affrontare argomenti che in Italia non avevo mai potuto sperimentare, di approcciarmi a questi in modo totalmente diverso e di accrescere così il mio bagaglio di esperienze sia accademiche che umane.

 

E tu Nicola? È la prima volta che ti trovi all’estero per lavoro o studio?

 

Nicola: No, nemmeno per me è la prima volta. Anche io, nel 2005, ho partecipato al Progetto Erasmus, precisamente nella stessa città in cui sono tornato a lavorare adesso tramite il Programma Leonardo, ovvero Valencia. Poi, nel 2007, subito dopo la laurea, ho deciso di andare a Londra a cercare un lavoro e devo dire che sono stato fortunato. Infatti, quasi paradossalmente, trovai, ancora prima di un alloggio fisso, un lavoro in regola presso uno studio di architetti associati, GRA Architects. Lavoro che poi ho svolto per un anno circa occupandomi di progettazione e ristrutturazione sia nel settore terziario che residenziale.

 

 

 

Terminate queste esperienze all’estero cosa avete fatto al rientro in Italia?

 

Anna: Finita l’Università e tornata dalla Florida, ho lavorato con piacere per quasi un anno in un piccolo studio della mia città: Faenza. Lavorando in questo studio ho avuto modo di fare esperienza su progetti che normalmente si realizzano nei centri storici delle città italiane, ad esempio restauro o riqualificazione di vecchi edifici, e, nonostante la piccola entità dello studio, grazie all’intraprendenza di responsabili e colleghi ho svolto un lavoro molto bello e soddisfacente.

Nicola: Dopo l’esperienza di lavoro in Inghilterra, sono tornato in Italia con l’idea di mettere in pratica tutto quello che avevo imparato ma – purtroppo – ho sbattuto contro la crisi e contro il provincialismo della mia città: Ravenna. Ho cercato di usare alcuni contatti che avevo a Ravenna ma, dopo mesi passati a spedire curriculum per tutta Italia, sono riuscito a trovare un lavoro quasi per caso, ovvero parlando con due sorelle, entrambe architetto, a 12.000 metri di altezza e su un volo che stavo prendendo per andare a Barcellona. Ho trovato quindi un lavoro che mi ha quasi obbligato ad aprire la partita IVA, strumento con il quale ho lavorato da libero professionista fino a pochi mesi fa. Ho anche cercato di avviare una start-up ma purtroppo il progetto è sfumato per via di incomprensioni tra fondatori e colleghi.

 

Perché avete deciso di provare a partecipare al Progetto Leonardo?

 

Anna: Perché, dopo un anno presso lo studio in cui lavoravo a Faenza, ho sentito l’esigenza di provare a cambiare aria, di vedere cos’altro potevo sperimentare e allora ho pensato di partecipare alle selezioni per il Programma Leonardo.

Nicola: Ho deciso di provare a partecipare al Progetto Leonardo perché sentivo già da tempo la necessità di staccare da quella che era stata la mia quotidianità negli ultimi tre anni, di abbandonare per un po’ il provincialismo ravennate e di provare a mettermi ancora alla prova come architetto. Perciò, vista questa situazione, ho deciso di cogliere al volo la possibilità del Programma Leonardo, pensando che potesse essere l’occasione buona per vivere quattro o cinque mesi all’estero e fare ancora esperienza.

 

Come avete trovato l’azienda ospitante per il vostro tirocinio Leonardo?

 

Anna: Una volta vinta la borsa di studio Leonardo le ricerche sono state lunghe. Non ho cercato solo in Francia ma anche in Inghilterra e in Spagna. Alla fine ho trovato lo studio per cui lavoro adesso, Atelier 37.2, ma poi è stato l’ente che ha coordinato il mio Programma Leonardo a sottolineare la mia candidatura, e devo ammettere che avere avuto un intermediario ha fatto la sua differenza. Nello studio dove lavoro, infatti, ogni giorno si ricevono proposte di aspiranti stagisti, questo significa che c’è tantissima richiesta e concorrenza. Penso quindi di essere stata presa anche perché una terza persona ha, in certo qual modo, garantito per me e per la mia professionalità.

Nicola: Nel mio caso, l’Erasmus svolto in Spagna, a Valencia, mi è venuto in aiuto. Da quella esperienza avevo infatti mantenuto un contatto, l’ho usato e – avendo ricevuto un riscontro positivo dallo studio con il quale volevo aprire una convenzione di tirocinio – una volta vinta la borsa Leonardo ho dato il via ad una collaborazione con lo studio Girod+Anton Arquitectos qui a Valencia.

 

 

 

Vedete il lavoro che state svolgendo come realmente formativo?

 

Anna: Sì, sicuramente. Inizialmente, le mansioni che mi erano state assegnate erano ben prefissate e, a volte, non troppo attinenti al campo della progettazione. In seguito, credo perché un po’ di esperienza io già l’avevo e perché c’è stato molto feeling fin da subito, le mansioni si sono estese. Io, ovviamente, mi sono dimostrata disponibile a svolgere tane mansioni diverse, i miei responsabili sono rimasti soddisfatti e quindi i compiti, al momento, sono variati rispetto ai precedenti. Negli ultimi mesi, inoltre, ci sono state tante occasioni per progettare e costruire delle opere, infatti abbiamo anche viaggiato, a Torino o nel Nord della Francia, e anche in queste occasioni l’affiatamento è cresciuto ed io ho avuto modo di svolgere delle mansioni che non avevo mai svolto, come ad esempio impugnare martello e chiodi e creare, costruire.

Nicola: Lo studio con cui sto collaborando mi dà delle soddisfazioni e posso decisamente dire di essere molto contento. Quello di cui si occupa lo studio è molto interessante, io sto mettendo a frutto le mie conoscenze previe e ne sto acquisendo di nuove, e devo dire che il riscontro c’è. Inoltre, negli ultimi tempi, sto avanzando proposte di progetti paralleli che potrebbero coinvolgere anche il responsabile dello studio, quindi devo dire che la linea generale di lavoro è davvero positiva.

 

Anna, nel tuo caso, una volta terminati i quattro mesi della borsa Leonardo ti è stato chiesto di rimanere a lavorare a Parigi. Cosa ti è stato proposto?

 

Anna: Una volta terminata l’esperienza Leonardo, la mia responsabile mi ha chiesto se volevo prolungare la mia esperienza ed io ho entusiasticamente accettato. Quindi, una volta concluse le pratiche burocratiche di fine tirocinio Leonardo e dopo una pausa estiva, ho ricominciato un nuovo stage presso l’Atelier. Quello che mi hanno proposto è di essere di nuovo borsista, però, per questioni legali e burocratiche sono stata esortata dal mio capo a richiedere anche una borsa di studio che mi permetterebbe non solo di avere un aiuto in più a livello economico, oltre a quello che già mi viene fornito dal mio studio, ma anche di avere una copertura assicurativa e di essere regolarmente registrata come borsista presso un ente. Per questo motivo, sto facendo richiesta per una borsa di studio “Erasmus per giovani imprenditori”.

 

Come funziona questa borsa di studio “Erasmus per giovani imprenditori”?

 

Anna: La borsa di studio “Erasmus per giovani imprenditori” ha una durata di quattro mesi, proprio come il Leonardo, e si sviluppa secondo il principio per cui si intende aiutare un giovane ad aprire una propria attività, professionale o commerciale che sia. Una volta presentato il proprio business plan per una ipotetica azienda, infatti, se viene concessa la borsa di studio, si viene finanziati e si svolge uno stage presso un ente straniero che permetta di formarti in vista dell’apertura della tua futura attività. Nel mio caso, l’idea sarebbe quella di proseguire la mia formazione presso lo studio Atelier 37.2.

 

Anna e Nicola, alla luce di quello che state facendo e avete fatto, cosa ne pensate del Programma Leonardo come opportunità di formazione e lavoro all’estero?

 

Anna: Al Programma Leonardo do sicuramente un voto dieci. Penso infatti che crei opportunità reali che, se debitamente colte, danno modo di fare buonissime esperienze. Prima di tutto perché, da quando il programma è slegato dal mondo universitario, si rivolge a una grande varietà di soggetti, non solo laureati ma anche diplomati o cassa integrati che hanno voglia di sperimentare la mobilità internazionale. In secondo luogo, perché chi ne beneficia ha la possibilità, nel caso in cui l’azienda ospitante sia disponibile, di provare a mandare avanti l’esperienza di lavoro che il Programma Leonardo patrocina e di acquisire una reale formazione lavorativa. Nel mio caso, ad esempio, grazie a un po’ di fortuna e alla disponibilità del mio studio, ho svolto e sto continuando a portare avanti uno ottimo stage.

Nicola: Penso che il Programma Leonardo nasca con un rimarchevole intento: quello di inserire realmente le persone all’interno del mondo lavorativo e dare loro modo di acquisire esperienza. Il Programma Leonardo dà infatti l’opportunità di formarsi, fare pratica come stagista e, nel frattempo, “rilassarsi” un po’ a livello economico perché è la borsa di studio Leonardo che permette, in linea di massima, di mantenersi, esulando così l’impresa dal dover stipendiare il suo tirocinante, situazione che spesso preclude la fattibilità di stage formativi. Poi, se l’economia lo permette e l’impresa è d’accordo, mantieni la collaborazione, vieni assunto e continui la tua esperienza lavorativa. Ovviamente, se la borsa Leonardo è fornita in parte a rimborso, questo significa che – prima di partire – si deve avere qualche supporto economico da parte per vivere, però, al di là di questo, al Programma Leonardo do un voto molto positivo.

 

Mondi lavorativi a confronto. Che cosa potete dire del mondo lavorativo in cui vi trovate o avete lavorato rispetto a quello italiano?

 

Anna: Considerando la mia attività a Parigi e osservando moltissimo il lavoro della mia responsabile, quello che ho subito colto è che il lavoro dell’architetto in Francia può contare su una legislazione molto precisa e delineata da dinamiche ben scandite. In più, una cosa che ho notato positivamente è l’attitudine a lavorare tramite concorsi pubblici. Ovvero, per quasi qualunque tipo di lavoro, dal piccolo asilo di periferia fino al grande centro commerciale in città, qualunque progetto o edificio si voglia costruire viene assegnato tramite concorso pubblico, il che è ottimo perché l’appalto del lavoro viene assegnato tramite l’utilizzo di una giuria e, molto volte, attraverso la presentazione di progetti anonimi, soluzione che dà la possibilità anche allo studio meno conosciuto di lavorare. In Italia, al contrario, il mondo dei concorsi pubblici è spesso un inferno, deregolamentato e che si appoggia a una pubblica amministrazione non altrettanto forte come quella francese.

Nicola: A livello lavorativo, posso certamente dire che il popolo inglese è notevolmente produttivo: si entra a lavoro alle nove, si finisce alle sei di sera e si ha una pausa pranzo di 45 minuti, il tutto seguendo una routine ben definita che porta a buoni risultati lavorativi. Il lavoro in Spagna, ad esempio, è differente. Si arriva più tardi a lavoro, magari si resta fino a notte e si lavora per quattordici ore delle quali in realtà si è produttivi solo sette. Per quello che ho avuto modo di vedere io, penso che esista un modello più rigido e uno magari un po’ meno, come può essere quello spagnolo ma anche italiano, ma non per questo di minor qualità. A livello invece di inserimento nel mondo del lavoro, posso dire che la cosa migliore che ho visto, riguarda i prestiti d’onore inglesi. In Inghilterra si utilizza molto questo strumento che si basa sul concetto per cui un istituto di credito fornisce allo studente i soldi per studiare, sovvenzioni che, una volta terminati gli studi e trovato un lavoro, si devono restituire trattenendo circa un 15 % dello stipendio. Questo sistema è buono perché rende l’università e il lavoro strettamente connessi, senza considerare che l’università stessa in Inghilterra è completamente focalizzata intorno all’obiettivo finale, ossia il lavoro, e per questo mette lo studente in condizione di sperimentare più volte all’interno del percorso formativo il lavoro pratico presso imprese o uffici.

 

 

 

Anna, com’è vivere e lavorare a Parigi?

 

Anna: Parigi a me piace tantissimo, anche se devo ammettere che è una città frenetica, a volte stressante e in cui per emergere devi lottare. In Francia, a livello lavorativo ma non solo, si sente molto la centralità di Parigi, anche se negli ultimi anni città come Lione o Marsiglia si stanno espandendo molto, e questo fa sì che ci sia tantissima concorrenza interna. Inoltre, vivere a Parigi è stimolante ma anche caro dal punto di vista economico. Tutto quello che è pubblico, trasporti o sanità ad esempio, non sono servizi carissimi, ma alloggiare o acquistare prodotti per il vivere comune è abbastanza caro, ad ogni modo non troppo lontano da quello che è anche lo standard di alcune grandi città d’Italia.

 

Nicola, escluderesti invece un eventuale ritorno a vivere e lavorare a Londra dopo l’esperienza Leonardo?

 

Nicola: No, non lo escludo. Quando sono andato via da Londra ero ancora un “bambino” e, sentendomi abbastanza formato dopo l’esperienza inglese e l’Erasmus a Valencia, all’epoca avevo pensato di spendere la mia professionalità in Italia, cosa che poi si è rivelata molto difficile ma, dopo tutto, non potevo di certo saperlo. Ad ogni modo, l’Inghilterra è un bel paese ma devo dire che all’epoca non mi ha colpito particolarmente, forse anche per colpa del mio temperamento latino. Londra è una bella città ma è frenetica, si corre troppo e si lavora troppo, ma se mi offrissero un lavoro, considerando che al momento non ho certezze nello studio in cui sono, credo che andrei quasi sicuramente.

 

Anna e Nicola, alla luce delle vostre esperienze, quali sono quindi le vostre prospettive future?

 

Anna: Le mie prospettive immediate, come dicevo anche prima, sono quelle di riuscire ad aggiudicarmi un’altra borsa di studio che mi permetta di finanziarmi ancora una volta e rimanere presso lo studio in cui sto lavorando, almeno fino alla prossima estate. Così facendo sentirei di aver davvero messo a frutto questa esperienza. Penso infatti che altri sei o nove mesi di lavoro a Parigi mi potranno permettere, nel caso in cui debba terminare questa esperienza, di aver davvero sfruttato l’occasione che il Programma Leonardo mi ha dato. L’idea di tornare in Italia, ora come ora, non c’è. Non perché non voglia ritornare ma perché, vista l’attuale situazione italiana e la sensazione di non aver davvero sperimentato quello che può essere il mondo del lavoro all’estero – dopo tutto ho vissuto solo la Francia (sia a livello lavorativo che accademico) – credo che sarebbe utile provare anche altri mondi lavorativi.

Nicola: Al momento, con lo studio in cui sto lavorando a Valencia sono molto contento. Resta di fatto che tra un mese saprò se tornerò in Italia o meno. A breve finirà la mia convenzione di tirocinio Leonardo e le possibilità possono essere varie. Utilizzare la mia attuale posizione per vedere se riesco a trovare un’occupazione in Spagna o sfruttare questa esperienza come trampolino di lancio e andare più lontano, ad esempio America meridionale, Asia o Australia, e staccarmi ancora una volta dalla madre patria, sfruttando una lontananza che è già presente da qualche mese. Oppure, una terza possibilità potrebbe essere quella di tornare in Italia e provare ancora una volta a costruire qualche cosa dopo un’esperienza in più. Ad ogni modo, devo essere sincero. In questo momento, io – come tanti altri giovani italiani – ho necessità di trovare un lavoro nel mondo lavorativo per cui mi sono formato, quello dell’architettura, è ovvio che se lo trovo in una città interessante dove vivere tanto meglio.

 

A cura di Anna Scirè Calabrisotto