The Ivy League, le più prestigiose università degli States

 

Princeton, Yale, Harvard, Columbia…tutto il mondo, oramai, conosce l’importanza di queste istituzioni universitarie americane, viste ed ammirate, magari, durante il successo hollywoodiano di turno o guardando il documentario sulle università più prestigiose d’America. Ben pochi sanno, però, che suddetti atenei fanno parte di una vera e propria lega che raggruppa le otto università più d’elite ed antiche degli Stati Uniti. La Ivy League o lega dell’alloro, originalmente, nasce come associazione atletica e comprende 8 istituzioni universitarie private del nord-est Americano: Brown University, Columbia University, Cornell University, Dartmouth College, Harvard University, Princeton University, the University of Pennsylvania e Yale University. Nel corso degli anni, però, il termine Ivy league si é evoluto non limitandosi prettamente alle attività sportive, ma assumendo connotazioni di eccellenza accademica, selettività nel processo di ammissione ed elitarismo sociale. L’uso della frase non é più limitato allo sport, ma ora rappresenta una filosofia educativa inerente alle scuole più antiche della nazione. Sette delle otto università furono, infatti, fondate durante il periodo coloniale Americano; l’eccezione é Cornell, la quale fu fondata nel 1865. La Ivy league, quindi, rappresenta sette delle nove istituzioni universitarie coloniali create prima della Rivoluzione Americana.

 

Storia a parte, cosa rappresentano queste scuole oggigiorno, e soprattutto cosa significano agli occhi della società Americana? Prestigio, tradizione, eccellenza dei programmi proposti, status sociale, sicurezza lavorativa post-laurea, tra le varie cose. Va da sé che le suddette istituzioni sono anche tra le opzioni più costose e, se si ha la fortuna ed il privilegio di essere ammessi, si deve tener conto anche dei costi ingenti che tale scelta comporta.

 

Step fondamentale, però, é appunto essere ammessi, cosa non facile se si pensa che la percentuale di ammissione cade tra il 6 ed il 16%. Requisiti fondamentali per essere considerati? Test di ammissione quasi perfetti, carriera scolastica impeccabile e diversificata, e, fattore fondamentale, dimostrare di avere una mente brillante, elastica e versatile. Una volta superato questo primo ostacolo il compito non diventa più semplice; bisogna essere in grado di trovare il giusto equilibrio tra le aspettative accademiche, lo sport (che gioca un  ruolo fondamentale in istituzioni così antiche e competitive), attività extra-scolastiche e vita personale. Molti studenti non riescono a reggere il ritmo incalzante ed optano per soluzioni più attinenti alle loro esigenze.

 

Per coloro che hanno la perseveranza e la motivazione di arrivare alla laurea, hanno la certezza di far parte di un gruppo elitario che pesa molto sul curriculum. I vari sacrifici vengono, infatti, ripagati dalla consapevolezza di avere un titolo di studi esclusivo che é apprezzato e valutato durante la ricerca di un lavoro.

 

La frase Ivy League é stata storicamente connessa non solo all’eccellenza accademica ma anche ad un certo elitarismo sociale. Facendo parte di una minoranza così esclusiva, nel corso degli anni si é creato lo stereotipo di intellettuale snob ed arrogante; la categoria si difende ma si denota un certo orgoglio a far parte della cosiddetta elite universitaria. Menzogna o verità che sia, resta il fatto che, sia essere ammessi che arrivare alla laurea nelle suddette università porterebbe una certa dose di presunzione un po’ a tutti, ma pur vero é che mantenere alto tale onore richiede una quantità di impegno e lavoro considerevoli durante il corso degli anni.

 

 

Per coloro che si chiedono se esistono reali vantaggi a laurearsi Ivy League, si sappia che gli ultimi quattro presidenti americani sono tutti membri di questo gruppo così coeso: George H.W. Bush (Yale), Bill Clinton (Yale Law School), George W. Bush (Yale e Harvard Business School), e Barack Obama (Columbia e Harvard Law School).
 

 

A cura di Barbara Russo